Analizzando il discorso di Salvini… difficile credere a quanto ha dichiarato

PRIMA PARTE

C’è chi sostiene che non conviene parlare troppo di quello che esprime la Lega Nord, perché la si aiuterebbe soltanto a guadagnare consensi. Io conosco la lezione del M5S: meno se ne parlava e più loro crescevano modalità “sottobosco”, con le soli armi del web e dei «vaffa!» di Beppe Grillo. Lì dove i partiti non sono riusciti con le televisioni, ci è arrivato il movimento pentastellato: ottenere il 25% dei consensi alle massime elezioni nazionali al primo tentativo. Certo, c’è stato l’exploit del Partito Democratico nella tornata elettorale del 2008, ma lì si trattava di un partito sorto dalle ceneri di Margherita e Democratici di Sinistra.

Tornando alla Lega Nord di Matteo Salvini, conviene parlarne, e tanto. Fino a prova contraria, se in certe dichiarazioni si riscontrano madornali errori, è necessario correggerli sia per rispetto di chi certi contenuti li esplica, sia nei confronti della popolazione che recepirà il messaggio. Ovviamente ognuno è libero di continuare a credere o meno, a pensare che non si tratta di “errori” ma di cose esatte, a proprio rischio e pericolo. Insomma, è sempre meglio utilizzare la parola, la scrittura, la penna (in questo caso la tastiera), specie se si tratta di confrontarsi con argomenti abbastanza inquietanti: il razzismo in primis.

Della Lega Nord stile Matteo Salvini ebbi già modo di parlare all’epoca della manifestazione di Milano (http://elnuevodia.altervista.org/strana-evoluzione-lega-nord/ ). Oggi, come già accennato, conviene spendere due parole per analizzare il discorso che il leader ha tenuto a Piazza del Popolo a Roma, il 25 febbraio 2015.

Partiamo innanzitutto dal modo di comunicare. Non si può dire nulla: efficace, molto più di quello di Grillo e, forse, superiore a quello di Renzi. Precisiamo però: lo stile si avvicina molto di più a quello del comico genovese, ma ciò che lo caratterizza è un linguaggio molto popolare, con i “vaffa” meglio dosati rispetto al leader del M5S. Renzi ancora tiene riguardo un modo di parlare leggermente più elevato. Comunque, Matteo Salvini sa fare presa sulle persone, specie sulla loro pancia. In pillole: sul modo di parlare si basa il 90% della strategia comunicativa del leader della Lega Nord, riuscendo così a far passare per vera la marea di cavolate (siamo sinceri, di quello si tratta) che viene esposta durante il discorso. Andiamo a studiarle una per una:

  • la Lega Nord sta con la polizia ed i carabinieri. Ci mancherebbe altro, l’alternativa sarebbe proteggere i delinquenti. E’ necessario però ricordare che la Lega Nord stava talmente tanto con le forze dell’ordine italiane, che decise di creare la Federazione delle Compagnie della Guardia Nazionale Padana. Erano gli anni del governo provvisorio della Padania (http://www.slideshare.net/ilfattoquotidiano/guardie-padane ), che sfocerà (proprio in questi mesi) nel rinvio a giudizio – richiesto dalla Procura di Bergamo – per violazione della legge Scelba del 1948: promozione, costituzione, organizzazione e direzione di un’associazione di carattere militare. Ma le indagini della Procura erano cominciate molti anni prima, precisamente a metà dei ’90. All’epoca ci fu un altro fatto, che oggi noi ricordiamo in modo soprattutto divertente: i denti di Roberto Maroni che penetrano il polpaccio di un poliziotto. Risultato: condanna a 8 mesi in primo grado, poi dimezzata in Appello e in Cassazione. Insomma, di amore a prima vista non si può proprio parlare;
  • gli alunni delle nostre scuole devono studiare la questione delle Foibe. Giustissimo, nulla da eccepire. Peccato che tali dichiarazioni si facevano dinanzi ad una platea composta in buona parte anche da Casapound. Sappiamo benissimo come viene interpretata la vicenda delle foibe dalla destra estrema: un «evento» di risposta al giorno della memoria (27 gennaio). La vicenda delle foibe è tornata alla luce solo grazie ad una difficile opera di revisionismo, che ha permesso di riscoprire una importante pagina dell’Italia post – seconda guerra mondiale. Ma è una vicenda che non nasce e muore con l’arrivo dei titini che catturano e uccidono italiani indiscriminatamente, bensì ha il suo punto di partenza nelle persecuzioni operate dal regime mussoliniano durante l’occupazione italiana di alcune zone slave. Anche lì, il revisionismo ha fatto un bel po di luce: campi di concentramento Made in Italy. Una domanda sorge spontanea a Salvini: Casapound se la sentirebbe, vista la sua chiara fama fascista, di darsi una zappa sui piedi di tal genere? Non penso proprio, almeno che non si voglia imporre una verità ufficiale, costruita ad arte per favorire una precisa parte politica. Ciò non sarebbe bello;
  • Bisogna parlare del genocidio degli armeni per mano della Turchia, che qualcuno vorrebbe far entrare in Europa. Teoricamente, applicando lo stesso ragionamento, non ci dovrebbero entrare neanche Italia e Germania (nell’Unione Europea però, visto che uscire dal continente è un pochino complesso). Oltre allo scontatissimo caso della Shoah e a quello appena citato della Jugoslavia, conviene ricordare un altro «magistrale» sterminio italiano: trovate tutto qui. In poche parole: il genere umano non va giudicato dai confini nazionali, ma al di fuori di essi. D’altronde, i confini non sono altro che decisioni prese dall’uomo;
  • Bisogna rispettare le lingue, le identità etc. della cultura italiana. Qui si apre un argomento grande come una casa. Innanzitutto, partiamo dalla religione, tema con cui la Lega Nord fa molto spesso a botte. La Costituzione e la storia del nostro Paese sanciscono che l’Italia è nata laica (almeno che non si vogliano definire cattoliche le popolazione pre – romane), ergo rispettare la cultura italiana significa tollerare Islam, Buddismo e altre confessioni. Altro tema: le lingue. Secondo la nostra Carta fondamentale «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche» (Art.6). Infine (ma ci fermiamo qui solo perchè il post non può essere stressantemente lungo) è necessario ricordare il passato recente del sole delle Alpi, quando ci si lamentava dell’eccessiva presenza del dialetto romano nei films e nella cultura in generale, quando si chiedeva di sottotitolare le fiction nei diversi dialetti regionali. Insomma, un’ottima strumentalizzazione della cultura locale. In pillole: ora tutto fa brodo;
  • Crocetta dovrebbe dimettersi dopo che una bambina è morta per mancanza di posti in ospedale. Se la si pensasse veramente così, non solo Crocetta dovrebbe dimettersi, ma anche molti altri governatori regionali. Infatti i casi di malasanità si sono registrati un po’ ovunque in Italia. Per «puro caso», mi è capitato sottomano un articolo di Panorama, ove è protagonista di uno scandalo della sanità un ospedale del Nord, quello di Busto Arsizio. Copio e incollo il testo dell’articolo: «7 settembre 2012: Rebecca Balzarini muore a soli 8 anni, all’ospedale di Busto Arsizio. Una morte improvvisa che per settimane ha impegnato anche gli stessi medici nel tentativo di comprenderne la causa. La mamma aveva portato la piccola al pronto soccorso: i sintomi erano quelli dell’influenza, nulla che potesse far presagire un epilogo tragico. Aveva la febbre alta e dopo averla visitata i medici l’avevano rimandata a casa, diagnosticando una faringite» (fonte: http://www.panorama.it/news/cronaca/malasanita-quando-morire-i-bambini/#gallery-0=slide-5 ). Busto Arsizio, Lombardia, 2012. In pillole: siamo nell’epoca del governo regionale di Roberto Formigoni. Evidentemente, in quel periodo Salvini era un pochino distratto e «si dimenticò» di chiedere le dimissioni del Governatore;

  • Si lavora se si ha merito. In linea di principio l’affermazione è giustissima. Nel mondo del lavoro le selezioni serie si basano su un attento studio degli Europass, i curriculum di stampo europeo dove sono registrate le esperienze degli interessati. Teoricamente, più titoli di studio hai, più sei una persona qualificata. Non fosse così, potremmo tranquillamente abolire l’obbligatorietà della scuola e la possibilità di frequentare l’università. C’è un piccolo neo: il merito non può essere predicato da chi è diventato famoso per una laurea comprata in Albania o da chi l’università, dopo un decennio di fuoricorso, non è riuscito a terminarla. No, non ci siamo. Certe lezioni devono partire da una dimostrazione di fatto: mettetemi un leader laureato e con tanti punti di merito, poi ne riparleremo;
  • Citazioni su Oriana Fallaci, Don Milani, Don Sturzo. Senza entrare nello specifico di ciascuno (ripeto: diamo un limite alla lunghezza di questo post), più citazioni fai e meno è un tuo discorso. In pillole: ti soffermi sempre meno sui veri contenuti;
  • L’Italia cresce solo dello 0,1% nel PIL. Matteo Salvini non è contento di questa crescita che, seppur segnando una inversione di tendenza in senso positivo della nostra economia, la considera ancora troppo poco. Siamo d’accordo. C’è però da ricordare ai verdi leghisti che, negli anni del nuovo millennio hanno governato anche loro, con risultati abbastanza disastrosi. Conviene fare un piccolo sunto del trend del nostro PIL (dati Istat): 2007 (Governo Prodi: + 1,7%); 2008 (Governo Prodi e poi Governo Berlusconi – Lega: – 1, 2%); 2009 (Governo Berlusconi – Lega: – 5,5%); 2010 (Governo Berlusconi – Lega: + 1,7%); 2011 (Governo Berlusconi e poi Monti: + 0,5%); 2012 (Governo Monti: – 2,4%). Dati, ovviamente su base annua. Insomma, lezioni di economia non possono darle, specie dopo quel lusinghiero – 5,5 %;
  • La disoccupazione durante il governo Berlusconi – Lega era al 9%, ora è 4 punti sopra. Questa gliela possiamo concedere, ma non dimentichiamo che la maggioranza di centrodestra 2001 – 2006 è stata protagonista di quella Legge Biagi che ha spalancato le porte al precariato. Insomma: #pernondimenticare;

  • In Italia non c’è spazio per i campi ROM; prima i disoccupati e dopo (molto dopo) i ROM. Partiamo da una premessa: la stragrande maggioranza dei ROM hanno la cittadinanza italiana, dunque hanno gli stessi diritti nostri. La questione dei campi, inoltre, si è aggravata grazie ai decreti emergenziali dell’allora Ministro degli Interni Roberto Maroni (guarda caso, Lega Nord), che ebbero l’effetto di aumentare l’allarme sociale e di realizzare atti in deroga alle leggi. Decreti che ci hanno portato a forti condanne da parte dell’Unione Europea. Insomma, i fautori del disastro ora intendono demolire con le ruspe le case dei cittadini italiani. L’alternativa ci sarebbe: una politica di recupero delle abitazioni abbandonate in favore dei ROM. Si pensi solo ai centri storici, sempre più deserti.

Per ora fermiamoci qui. La questione è ancora lunga, dunque conviene respirare e darci appuntamento alla seconda puntata.

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