Da Firenze, passando per Padova: la nascita di un’Italrugby più forte

italia-sudafricaC’è tanta roba nel 20–18 che l’Italia del rugby ha inflitto al Sudafrica nella sfida di Firenze del 19 novembre 2016. Innanzitutto, c’è la storia, che finalmente si tinge di azzurro dopo tanto continente nero. Diciamoci la verità: quanto è lontano quel 101–0 che gli Springboksci inflissero nel 1999? Tanto, perché di acqua sotto i ponti ne è passata: l’Italia è cresciuta, ha saputo ritagliarsi nel Sei Nazioni soddisfazioni importanti, seppur ancora racchiuse nelle sconfitte onorevoli, nelle vittorie volte solo ad evitare il Wooden Spoon (cucchiaio di legno, titolo che si assegna alla squadra che arriva ultima) o il Whitewash (imbiancata, si assegna a chi perde tutte le partite della competizione) e in annate come il 2013. Siamo cresciuti e oggi riusciamo a sconfiggere una squadra che sicuramente è in crisi profonda (per i sudafricani si trattava della settima sconfitta consecutiva), ma che in passato ci avrebbe comunque inflitto pesanti danni. È la prima vittoria contro una squadra dell’emisfero Sud; soprattutto, è forse l’inizio di una nuova fase, caratterizzata da un salto qualitativo nel gioco e da un livello superiore riguardo le ambizioni della nazionale azzurra.

Certo, non possiamo far finta di non notare che, sette giorni dopo, una squadra più alla portata degli Springboks ci ha inflitto una sconfitta in zona Cesarini. Tonga era molto più abbordabile, già in passato era stata sconfitta dai nostri. Stavolta non è andata così, ma la sconfitta non è passata in secondo piano. Secondo molti, dopo Firenze ci siamo illusi ed esaltati troppo, quando invece avremmo dovuto limitarci a fare complimenti e a riconoscere che c’è ancora molta strada da fare. Forse è così, ma personalmente preferisco vedere la partita contro Tonga come una sconfitta di assestamento: se la squadra c’è, può vincere anche contro i mostri sacri; viceversa, se non mantiene lucidità, le prende anche da chi solitamente viene suonato. Insomma, da Firenze siamo usciti con una nuova consapevolezza, mentre Padova (luogo della partita con Tonga) ci ha ricordato che bisogna restare lucidi.

L’Italrugby può e deve essere quella della meta di Tommaso Allan, realizzata subito dopo il primo sorpasso di Tonga e simbolo di una rinnovata qualità.

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