Un risultato in linea con il dato nazionale quello registrato dal Comune di Cori alle Elezioni Europee del 25 maggio 2014. Mentre la penisola esprime un’affluenza al voto del 58% circa, Cori e Giulianello raggiungono il 57,18%. Rispetto al 2009, si evidenzia un calo dell’affluenza del 14% (da considerare però che, all’epoca, era possibile votare nell’arco di due giorni).
Il comune lepino si conferma comunque “zona rossa”, con un Partito Democratico che raccoglie il 48,76% dei consensi, staccando di gran lunga il Movimento 5 Stelle (22,46%) e Forza Italia (13,97%). Risultati inaspettati alla vigilia, se si pensa alle tante parole spese riguardo un testa a testa tra PD ( + 15% rispetto al 2009) e M5S (il cui paragone possiamo farlo con le politiche del 2013, trattandosi della prima partecipazione alle Europee: – 1,36 % rispetto ai voti per il Senato; + 1,18% rispetto alla Camera dei Deputati). Debacle di Forza Italia ( – 13% circa rispetto al 2009, seppur all’epoca la formazione era il Popolo delle Libertà).
Anche nella battaglia delle preferenze, il Partito Democratico è di gran lunga il più votato: Simona Bonafè (435), Nicola Danti (340), Roberto Gualtieri (323), Maria Goffredo Bettini (277), Enrico Gasbarra (168), Ilaria Bonaccorsi (155). Riguardo gli altri partiti: nonostante il 22%, ad Agea Laura bastano 48 voti per risultare la «preferita» del M5S. Con molti voti di lista in meno rispetto ai pentastellati, Barbara Spinelli ( L’Altra Europa con Tsipras: 3,23%) fa decisamente meglio raccogliendo 52 preferenze. Ma il primo candidato ad «intromettersi» nel dominio dei democratici è Roberta Angelilli con 140 voti (Nuovo Centrodestra “Alfano” – Udc :6,12%), seguita a pochissime lunghezze dal forzista nonché ex presidente della Provincia di Latina Armando Cusani (133).
Cori dunque si tinge di rosso. Ma è un rosso non più forte come una volta, bensì sbiadito dall’elevatissima astensione, primo vero partito a livello locale e nazionale. Ovviamente, le forze di minoranza non se la passano molto meglio. Escluso il M5S, le altre rischiano di spartirsi le briciole in futuro.
La partecipazione politica è ai minimi storici. Sottovalutare ciò significa favorire il disinteresse verso la politica, non preparare talenti per il futuro locale, non affrontare i problemi economici, politici, sociali etc. Che i risultati delle Europee siano un modo per contrastare una delle maggiori piaghe del nostro tempo: la disaffezione alla politica.
Articolo apparso sul mensile LEPINI MAGAZINE di GIUGNO 2014
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