L’eutanasia come percorso di vita

eutanasia

Ci sono percorsi che nella vita non scegli, strade che ti ritrovi a praticare perché vittima di un destino crudele. Giusto per fare un esempio, si pensi a chi viene colpito da malattie neurodegenerative. Nasci, cresci, giorno dopo giorno conosci il mondo, realizzi le tue esperienze d’amore, ti trovi un lavoro. Se sei fortunato, riesci addirittura a sposarti e a trovare una stabilità familiare. Ma, se sei stato « nominato », sarà impossibile per te sfuggire alla sfida che ti viene proposta. Quando i muscoli cominciano progressivamente e lentamente a morire, inizia un percorso di vita del tutto nuovo e tragico. Attorno al tuo corpo si crea un labirinto che sei costretto a percorrere. Potresti utilizzare un filo e ripercorrere all’indietro il tragitto. Troppo facile: una volta che sei entrato nel labirinto, la porta alle tue spalle si chiude. Il tuo obiettivo è trovare la via d’uscita intesa come salvezza, come sconfitta della malattia. Hai un tempo da rispettare. Il decorso della malattia è la tua clessidra, la sabbia scorre lenta ma inesorabile. Ad un certo punto, ti ritrovi attaccato ad un respiratore artificiale: game over. La « luce in fondo al tunnel » che tanto desideravi diventa un bivio: girare a sinistra per staccare la spina e porre fine alle proprie sofferenze, oppure svoltare a destra e sperare in un miracolo che non arriverà mai. Poi guardi meglio e vedi un segnale stradale che ti obbliga a girare a destra, perché in questo strano Paese chiamato Italia non puoi scegliere.