L’opera buffa del Consiglio di Comunità

Ogni 5 anni è la stessa storia: coresi e giulianesi sono chiamati ad andare a votare per rinnovare il Consiglio Comunale. Questi ultimi si ritrovano addirittura due schede, perché dovranno esprimersi anche per la composizione del Consiglio di Comunità, un organo propositivo e consultivo che, in linea teorica, dovrebbe farsi portavoce delle istanze della popolazione giulianese. Ad ogni ciclo elettorale, invece, il Consiglio di Comunità si ripresenta come un film già visto, ma con attori quasi sempre diversi, diretto da registi che, più o meno, sono sempre gli stessi. Funziona così: il partito A decide di non presentare una sua lista, consapevole del fatto che tale organo è più un fardello che una risorsa. Di parere contrario è il partito B, sempre pronto a presentare una lista, che sa che non potrà mai vincere le elezioni amministrative. Dunque, il Consiglio di Comunità diventa un intralcio, un ulteriore strumento di opposizione all’operato dell’amministrazione. E se B si presenta da solo, il monopolio dell’organo giulianese è cosa fatta. Dunque, A cambia idea e comincia una affannosa ricerca di nomi disposti a candidarsi al Consiglio di Comunità, al semplice scopo di controbilanciare la forza del partito B. Nessuna scelta è basata sulle competenze, perché l’importante è che ci siano teste disposte a sedersi attorno al tavolo della Delegazione Comunale di Giulianello. D’altronde, quando si chiede alle persone di presentarsi al Consiglio di Comunità, il ragionamento che viene fatto loro (spesso) è molto semplice: Stai tranquillo, tanto non dovrai impegnarti molto, perché il Consiglio di Comunità, dopo pochi mesi dalle elezioni, già non conterà più nulla. Insomma, ogni 5 anni i Giulianesi sono chiamati ad andare a votare per un organo inutile. Eppure, all’interno di questa opera buffa esiste il sogno rivoluzionario: rilanciare il Consiglio di Comunità tramite la fondamentale opera di revisione dello Statuto. Solo che poi, quando i consiglieri cominciano a parlare di certi argomenti, questi vengono interrotti da un pubblico abbastanza particolare, composto soprattutto da Consiglieri Comunali che con arroganza passano sulla voce dei Consiglieri di Comunità e fanno lunghi monologhi allo scopo di orientare il loro voto a favore della propria parte politica. Oppure, succedono inghippi strani: Presidenti che si dimettono senza prima riunirsi con la lista che li ha eletti, lunghe e cruente lotte affinché il primo dei non eletti diventi il nuovo Presidente, noncuranti del fatto che persone che si erano spese per quell’organo meritavano maggiore considerazione. Ce ne sarebbero altre da dire, come alcuni Consiglieri Comunali che rinfacciavano ai loro “colleghi” di non aver fatto nulla (opera buffa alla massima potenza: esponenti di un organo più potente criticano di nullafacenza membri di un Consiglio con pochissimi poteri).  Anche quest’anno, molto probabilmente, lo spettacolo non mancherà: a delle persone verrà chiesto di sacrificare la propria faccia per una presunta Ragione di Stato e perché servono pedine sempre nuove per una scacchiera politica dove, a muovere le parti, sono più o meno sempre le stesse persone. Non sono parole al vento, ma pensieri di chi è stato Consigliere di Comunità ed è, dunque, consapevole di quali ardue prove “psicologiche”, politiche e non solo bisogna affrontare in quell’arena. Candidarsi va bene, ma solo se si è convinti di voler mettere il proprio tempo e le proprie competenze per rendere “utile” qualcosa di “inutile”. Farlo invece per “perdere tempo”, significa umiliare sé stessi e la comunità che si rappresenta.

 

Buon voto.