Mi scrive il Pd nazionale, una mail con oggetto “Mettiamoci la faccia perché la nostra faccia è sinonimo di serietà”. Controllo, e l’ultima mail me l’avevano mandata il 14 marzo. Si intitolava “8 punti per un Governo di cambiamento”. Come passa il tempo, e come cambiano le cose.
Che è un po’ come quando frequenti uno, avvocato, padre di famiglia, interista, lo rivedi dopo un mese e ha aperto un chiosco di gelati sui Navigli, tifa Milan, ha divorziato e convive con una cubista. E mentre te lo racconta non sai bene che faccia fare.
La faccia, appunto. A parte che stiamo ancora aspettando che a metterci la faccia siano i 101 che hanno silurato Prodi. Non per rivangare, ma basta andare a una qualsiasi assemblea locale di partito per rendersi conto che la gente del Pd ancora se lo chiede, e se lo chiederà a lungo.
Quanto all’invito a metterci la faccia, farei presente che i militanti del Pd la faccia ce la mettono da sempre. Ce la mettono quando montano i gazebo nelle piazze e rispondono ai nostri – spesso ex – elettori che sono inviperiti. Mettono la faccia anche quando non sanno cosa rispondere, perché le decisioni sono state prese tutte sulla loro testa. Anche quando devono aspettare i giornali del giorno dopo, per capire perché il Pd ha fatto quello che ha fatto. E poi non lo capiscono comunque.
Perché noi siamo quel tipo di persone che, se ci si chiede di buttarci di faccia, appunto, ci buttiamo davvero e non esitiamo nemmeno per un momento: se pensiamo che sia la cosa giusta da fare, se ci crediamo. Ma se non ci crediamo, non siamo tipi che promettono di buttarsi di faccia e poi si lanciano di culo. Semplicemente, la faccia non ce la mettiamo più, e ce ne stiamo a casa.
P.S.: riguardo l’immagine, ovviamente nel mio caso è “Ciao Angelo, […]”
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