24 maggio 1915: entriamo in guerra

24 maggio 1915: entriamo in guerra

Il 24 maggio 1915 l’Italia entra in guerra: una decisione sofferta, a lungo dibattuta tra neutralisti (contrari all’intervento) e interventisti (favorevoli alla partecipazione al conflitto). La decisione sarà assunta dal governo Salandra, certo di una rapida fine del conflitto (la famosa «guerra lampo»). Ovviamente, non sarà così: la guerra breve diventerà un conflitto lungo 4 anni (1914 – 1918). I nostri nemici saranno coloro che, fino a pochi giorni prima, erano nostri alleati: gli Imperi Centrali.

A 100 anni dall’inteverto dell’Italia, ecco qui una piccola rassegna di pensieri provenienti dai contemporanei dell’epoca:

  • “Vi sono truppe allo scoperto, sotto il tiro del cannone nemico, con 15° sotto zero, e si vuole che avanzino. Muoiono gelati a centinaia e ciò è ignorato dal paese. Gli ufficiali più arditi hanno crisi di pianto di fronte alla vanità degli sforzi, davanti all’impossibile. Sull’Isonzo si muore a torrenti umani e nulla finora si è raggiunto.” (lettera di un generale dissidente a Giolitti);

  • ” Siamo balzati fuori tutti insieme: siamo a 1.000m dalle prime trincee tedesche. Il rumore dalla fucileria e del bombardamento è infernale. Un proiettile scoppia a 2m da me: una scheggia mi ammacca l’elmetto, ma non sono ferito. Altri 15m e un altro proiettile mi cade ai piedi. Abbiamo conquistato la prima linea: un centinaio di tedeschi, con le mani alzate, corrono verso di noi. Non riesco a impedirmi di sparargli addosso. Molti miei compagni sono morti, non abbiamo più ufficiali. Anche le trincee adesso sono piene di tedeschi che sono morti.” (lettera proveniente dal fronte occidentale);

  • “Non si creda agli atti di valore dei soldati, non si dia retta alle altre fandonie del giornale, sono menzogne. Non combattono, no, con orgoglio, né con ardore; essi vanno al macello perché sono guidati e perché temono la fucilazione. Se avessi per le mani il capo del governo, o meglio dei briganti, lo strozzerei” (B.N. anni 25, soldato; condannato a 4 anni di reclusione per lettera denigratoria,1916)

  • Sono ritornato dalla più dura prova che abbia mai sopportato: quattro giorni e quattro notti, 96 ore, le ultime due immerso nel fango ghiacciato, sotto un terribile bombardamento, senza altro riparo che la strettezza della trincea, che sembrava persino troppo ampia. I tedeschi non attaccavano, naturalmente, sarebbe stato troppo stupido. Era molto più conveniente effettuare una bella esercitazione a fuoco su di noi; risultato: sono arrivato là con 175 uomini, sono ritornato con 34, parecchi quasi impazziti” (lettera dal fronte occidentale).

Corrado Govoni:

arrivare a vedere

la carne tedesca cadere

afflosciati testa in giù

porci insaccati

nel budellame dei cappotti blu

Giuseppe Ungaretti

Di queste case
non e’ rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non e’ rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

E’ il mio cuore
il paese piu’ straziato