Che vergogna “La Grande Bellezza”!

Fermo restando che il mio Oscar italiano preferito continua a restare Nuovo Cinema Paradiso, non ho paura a dare un giudizio positivo de La Grande Bellezza. Intendiamoci, la mia valutazione è quella di un comune mortale, che di cinema ne sa ben poco (oltre al fatto che il web è già pieno zeppo di critiche esperte). Soprattutto, il tema non è se il film era (ed è) bello o brutto, buono o cattivo. L’argomento in questione consiste nel fatto che, la pellicola di Sorrentino è stata l’ennesima che è riuscita a suscitare giudizi di vergogna, perchè raccontare la realtà è bello solo quando piace a noi. E’ un dato certo che l’Italia sta vivendo un triste periodo di decadenza economica, culturale e sociale. E in molti hanno visto il film in questa ottica, indignandosi. Ma indignarsi di cosa? Di aver dato un’immagine di Roma da un lato stupenda, con il Gianicolo, il teatro Marcello, il Colosseo etc., e dall’altro lato simbolo di una vita in cui la mondanità è un modo per divertirsi, ridere fino a quando non comprendi che è «tutto un trucco», cosi come lo è la vita? Lo diceva già Shakespeare: tutto il mondo è teatro, e gli uomini sono gli attori di questo palcoscenico.

Torniamo all’indignazione: Sorrentino ha portato in America una pessima immagine dell’Italia. Sorge spontanea una domanda: come si fa ad essere orgogliosi dell’Oscar? Premessa: io mi sarei indignato maggiormente se il regista avesse vinto l’Oscar dando un’immagine della penisola ove la politica è notevolmente partecipata, i giovani parlano dell’Italia come la terra adatta per costruire il proprio futuro, i parlamentari hanno un vero senso delle istituzioni… Insomma, un’immagine falsa, contraria a quello che oggi è veramente il Paese della città eterna. Inoltre, siamo o non siamo figli del neorealismo? Il nostro non è il Paese di Vittorio de Sica, Vittorio Gassman..? Raccontare la realtà dell’epoca, di un’Italia uscita non sconfitta ma, peggio, devastata dalla Seconda Guerra Mondiale avrebbe dovuto portare ad una ribellione nazionale. Eppure, La Ciociara, film di Vittorio de Sica e premio Oscar nel 1962 oggi è considerato un capolavoro dell’arte cinematografica, pur raccontando uno spaccato di Italia vittima delle violenze dei Goumier, i soldati marocchini che fecero delle donne ciociare gli oggetti del divertimento sessuale. Dovremmo vergognarcene? Così come dovremmo vergognarci di Gomorra, che descrive un giro di affari illecito e pieno di cadaveri? No, sarebbe troppo comodo chiedere di coprire i nostri aspetti negativi e, contemporaneamente, andare all’estero e continuare a distruggere.

 

Un consiglio: vergogniamoci di ciò che è veramente grave. Non stiamo a criticare il contenuto di un film che, dopo anni, rilancia la qualità del nostro cinema. Andiamo a Pompei, arrabbiamoci con la burocrazia che tiene in ostaggio la cultura, con chi accende la televisione per vedere il Grande Fratello e snobba i barbosissimi programmi di cultura. Incazziamoci con chi dice che in Italia va tutto male e poi non vota, non fa partecipazione politica e, in generale, nulla.

 

La cultura, preserviamola.