DI BATTISTA, BERLINGUER E GANDHI AL TEMPO DEL BERLUSCONISMO

Il 26 gennaio 1994 accadeva una “rivoluzione della comunicazione politica”: Silvio Berlusconi annunciava tramite video televisivo la sua discesa in campo perchè non voleva vivere in un Paese caratterizzato «da un passato fallimentare come quello della sinistra». In pillole: intendeva tutelare i suoi interessi personali. Eppure, il suo modo di comunicare era una innovazione che forse non si vedeva dai tempi dei «discorsi al caminetto» di Franklin Delano Roosvelt. Pochi mesi dopo, sapendo interpretare con grande capacità la legge elettorale (il Mattarellum) e facendo leva sulle promesse facili, diventava Presidente del Consiglio. Non sarebbe finita lì: il linguaggio aggressivo e populista (cito questo termine a fatica, perchè ormai viene utilizzato solo nel senso negativo) sarebbe stata una caratteristica che lo avrebbe tenuto in piedi per un ventennio: «coglioni» gli italiani che votavano a sinistra, «pulire» la sedia di Travaglio, i fucili carichi della Lega etc. Quei tempi, con la sua estromissione dalla vita politica, sembravano essere finiti. Invece no, qualcuno ha deciso di prendere il suo posto: l’americanizzazione della politica ormai ha preso il sopravvento. Anzi, ora si è evoluta: non più solo TV, ma anche WEB. Sommando il tutto al fatto che all’italiano piace il politico che sa comunicare, ecco a voi un nuovo esponente politico “che sa parlare bene”.  Paradossalmente, pochi giorni dopo che Forza Italia celebrava il suo ventennio di attività, si è verificata una scenetta tra Speranza (PD) e Di Battista (M5S). Ho visto quel video, ed è stato il peggio del peggio: Speranza entra in sala stampa per lasciare delle dichiarazioni, Di Battista si intromette e comincia a guardare in faccia il deputato del PD rilasciandogli le solite «frasi di circostanza» (“voi avete fatto accordi con il pregiudicato” etc.). I toni ovviamente si alzano, sia dall’una che dall’altra parte, Speranza li etichetta come fascisti. Dopo un po’ decide di rilasciare dichiarazioni da un’altra parte. Intanto, una telecamera sta riprendendo tutto come fuori – onda, ma Di Battista lo sa e già lo sapeva: mentre Speranza lascia la sala il grillino si rivolge alla telecamera e comincia a dire frasi del tipo: «a noi potete guardarci negli occhi, a loro no». Infine, lancia un monito al “malcapitato” Speranza: «gli italiani hanno fame e voi gli avete tolto il pane!». Quegli occhi (spiritati) e quelle urla mi hanno messo più paura di tutto il ventennio berlusconiano. Il deputato Di Battista dimostrava definitivamente il pensiero che il sottoscritto ormai ha da tempo: la regola dei due mandati scotta. Quindi, bisogna assolutissimamente alzare il tiro per evitare che il prossimo, oltre ad essere l’ultimo, sia l’ennesimo all’opposizione. Nel giro di 24 ore, alcuni (presunti) miti utilizzati dal M5S crollavano: la Costituzione innanzitutto, colpita da una mitragliatrice che faceva fuori

  • l’art.21: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Perchè, caro Di Battista, anche se Speranza doveva dire delle bugie, era lecito lasciarlo parlare: lo avresti potuto smentire tranquillamente un minuto dopo, scrivendo nel blog, parlando ai giornali o come ti pare);
  • l’art. 54 («I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore», non vorrà mica dire che il suo sia stato un comportamento che ha rispettato questo dettame?).

Altro mito: la battaglia «non violenta» di Gandhi. Il Mahatma predicava si la liberazione dell’India senza spargimenti di sangue, ma cosa direbbe davanti a così tanta e gratuita violenza verbale? Perchè non esiste solo quella fisica.

Infine, ho letto il suo post, dove cita Enrico Berlinguer. Non fu il compianto segretario del Partito Comunista Italiano a dire «“la corruzione è una nemica della Repubblica. E i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà. E dare la solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti”», bensì Sandro Pertini. Al di là di questo (su berlinguer comunque dovrebbe fare un ripassino, ogni tanto è consigliabile), lei ha mai visto Berlinguer rivolgersi con quella prepotenza ai suoi avversari politici? Berlinguer al massimo non stringeva la mano ad Almirante, ma non arrivava a tanto. Inoltre, le consiglio il libro di PierPaolo Farina: Casa per Casa, Strada per Strada. Troverà delle citazioni di Enrico che sicuramente non le piaceranno: «Certo si può immaginare un mondo nel quale la politica si riduca solo al voto e ai sondaggi; ma questo sarebbe inaccettabile perchè significherebbe stravolgere l’essenza della vita democratica»; «non si potrà mai capire cosa pensa davvero la gente se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone»; «noi combattiamo l’illusione di credere nell’autosufficienza politica di un governo che fosse espressione soltanto del finalmente raggiunto 51% dei voti alle sinistre. La stabilità, le possibilità operative e la stessa compattezza di un simile governo sarebbero tutte da verificare quando esso ponesse mano effettivamente a trasformazioni profonde delle strutture economiche e sociali del Paese, avendo però contro di sé, ostilmente schierato, il restante 49% dell’elettorato e del Parlamento». Pensa un po’ lei, caro Di Battista: si ritrova in un movimento che fa dei sondaggi la sua essenza fondamentale, dove chiede ai (pochissimi) cittadini di esprimere opinioni o contribuire a fare le leggi. Soprattutto vorrebbe governare con un voto in più per cambiare le cose.

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Voi dite spesso agli italiani di avere pazienza. Intanto ci avete messo un attimo ad entrare in Parlamento per la porta di servizio.

 

#daltrondesiamoinItalia