Foibe e immigrazione: un paragone pericoloso

Articolo del sottoscritto pubblicato qui: http://www.mondita.it/2017/03/foibe-e-immigrazione/

Più che una bufala, è l’assurda previsione dell’annientamento etnico della popolazione italiana da parte degli immigrati. Solitamente, quando si cerca di capire cosa potrebbe accadere in futuro riguardo un determinato ambito (nel nostro caso, la popolazione italiana), si espongono dati, fatti e altro materiale considerato significativo per l’analisi. In questo caso, invece, si arriva a fare una previsione utilizzando un paragone storico abbastanza eclatante: le foibe e l’immigrazione.

L’articolo protagonista di questa particolare acrobazia storico – giornalistica è il seguente: 70 anni fa il massacro degli italiani e la grande foiba di oggi, pubblicato nel Giorno del ricordo ( 10 febbraio) e raggiungibile al seguente link. Nel post si comincia con una spiegazione breve di quello che fu la tragedia delle foibe. Sarebbe utile analizzare questa prima parte, in quanto lascia adito a diversi dubbi. Non viene, ad esempio, spiegato il momento dell’occupazione italiana nei territori della ex – Jugoslavia, ove nacquero i prodromi della tragedia giuliano – dalmata. Per il momento, però, mi limito a consigliare la visione del seguente video, nella speranza di poter approfondire la tematica in futuro. Nel nostro caso, invece, ci concentreremo soprattutto sul paragone citato nelle prime righe. Iniziamo considerando il seguente periodo: gli Italiani erano maggioranza in Istria, grande maggioranza soprattutto nelle zone costiere: Pola, Fiume, Zara erano città italiane. Lo erano architettonicamente, culturalmente ed etnicamente. Oggi non lo sono più: per sovvertimento etnico. E il genocidio etnico può avvenire in due modi: per annientamento degli autoctoni, o per lenta sostituzione degli stessi per mezzo di “nuovi arrivati”. Oggi la chiamano “immigrazione”. Magari facilitato da una ondata di suicidi causata dalla precarizzazione e dalle delocalizzazioni che poi sempre con l’immigrazione hanno a che vedere.

Questo estratto è un classico miscuglio realizzato da chi intende dare una spiegazione allo scopo non di chiarire le idee, ma di renderle ancora più confuse. Affiancare il genocidio all’immigrazione, oltre che ad essere una cosa orribile, significa dire nulla. Partendo dalla differenza tra i due termini (genocidio: “sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa”; immigrazione. “in generale, l’insediamento di uomini in paesi diversi da quello in cui sono nati, per cause naturali o politiche […]”) il paragone nega una realtà storica e biologica. I caratteri italiani, infatti, sono il frutto dell’incontro di più culture, realizzatosi nel corso dei secoli.

E’ sufficiente, infatti, verificare quanto successo nell’Italia pre – romana (presenza di numerosi popoli, come gli Etruschi, i Latini, i Sabini e i Greci), in quella Repubblicana e Imperiale (es: Celti ed Egizi). A ciò, bisogna aggiungere tutto il periodo successivo al crollo dell’Impero Romano: (Longobardi, Franchi, Austriaci, Spagnoli etc.). Quindi, in sintesi, separare i nostri caratteri dall’immigrazione è impossibile, in quanto fenomeno che, costantemente e impercettibilmente, continua a contribuire al cambiamento del nostro popolo. È dunque inopportuno prendere come esempio le Foibe. Ancor di più, lo è il fatto di collegare il fenomeno migratorio con i suicidi, le precarizzazioni e le delocalizzazioni. Si tratta di un accostamento stile Shoah, quando gli ebrei venivano eliminati perché colpevoli di arricchirsi a danno dei tedeschi. Inoltre, quando si scrive un articolo, specie per internet, è utile fornire fonti o, comunque, maggiori approfondimenti, volti a chiarire collegamenti che, a volte, potrebbero solo sembrare astrusi (come nel nostro caso).

Altro inquietante periodo: non v’è differenza alcuna, in termini di esito finale, tra quello che avvenne nell’Istria italiana, e quello che avviene oggi nei quartieri delle nostre città. Lentamente, anno dopo anno, interi caseggiati e zone si spopolano di italiani che “scelgono l’esodo e abbandonano le proprie case ed i propri averi per trasferirsi in altre zone della città, pur di fuggire dalla nuova realtà che viene percepita come ostile e pericolosa”, chi invece rimane “assiste in breve tempo ad uno sconvolgimento totale del tessuto sociale, della vita politica, delle relazioni economiche e umane. E’ un genocidio con altri mezzi […].

Conviene partire dalle ultime righe, sostituendo il termine sconvolgimento con cambiamento. L’equazione è molto semplice: l’immigrato che verrà (ad esempio) dalla Nigeria per andare a vivere a Roma, inevitabilmente abbandonerà la propria realtà, sacrificando le sue capacità a favore di un Paese del tutto nuovo; l’italiano che lascerà Roma per andare da altra parte (Italia o altro Paese), sacrificherà le proprie capacità in favore della propria realtà. Non si tratta di uno sconvolgimento, come dice l’articolo, bensì di lenti cambiamenti dovuti alla mobilità umana, che non potranno essere arginati in alcun modo. Pesante è anche il termine esodo(“emigrazione da una regione da parte di popolazioni, volontaria o più spesso forzosa, determinata da ragioni politiche, economiche, religiose o culturali, o anche da calamità naturali”). Spiegandolo con un esempio, esodo era quello realizzato da chi fuggiva dal conflitto siriano e cercava di giungere in Europa attraverso la via dei Balcani, oggi ostacolata da muri. Non può essere considerata esodo, invece, la decisione autonoma di una persona di abbandonare il proprio Paese per andare a vivere, lavorando o studiando, in altra parte del mondo. Anche in questo secondo estratto, dunque, l’inopportunismo regna sovrano.

Si arriva poi alla previsione finale: tra pochi decenni, nel territorio una volta chiamato Italia, bivaccheranno tutte le popolazioni del mondo, tutti tranne gli Italiani. Che saranno gettati e dimenticati nella Foiba della Storia. Come detto in precedenza, in altri termini, nella nostra penisola c’è già una molteplicità di popolazioni, che ad oggi hanno contribuito soprattutto ad arricchire il nostro Paese con le loro culture, risorse e capacità. La inquietante Foiba della Storia non esiste. Anzi, è utile rispolverare spesso il termine “storia”, perché ci aiuterebbe ad arginare in modo più efficace bufale come l’articolo appena analizzato.

 NB: l’immagine di evidenza è una foto in cui vengono presentati cinque ostaggi sloveni come italiani vittime dei comunisti. Cliccate qui per informazioni