Gentile Sindaco Damiano Coletta…

Gentile Sindaco,
in questa epoca di lettere di studenti anonimi e di cittadini delusi dalla sua azione amministrativa, qualcosa mi ha spinto ad imitare la loro azione, decidendo di scriverle un mio pensiero su questa moda della corrispondenza e sull’attività politica e amministrativa della sua maggioranza.
Come è stato ben espresso in campagna elettorale, la città di Latina non poteva accontentarsi di voltare pagina, ma doveva assolutamente scrivere un libro nuovo, perché il manuale degli orrori scritto dalle amministrazioni precedenti era ormai un palese e consolidato disastro. Dopo un anno di azione amministrativa, legittimamente molti cittadini fanno notare che questo cambio di passo non c’è stato, criticando la sua amministrazione perché capace solo di giustificarsi con gli errori del passato. Lo studente anonimo chiede i fatti, cinquanta cittadini e più le scrivono facendole notare che il corso della storia non è cambiato, anzi è peggiorato. A queste critiche, però, vorrei porre una domanda: come si può scrivere un libro nuovo per una città di centomila abitanti nel giro di un solo anno? Scrivere un libro è un lavoro lungo e impegnativo, che prima di vedere la luce è preceduto da una intensa attività di ricerca e studio, di parole, frasi, paragrafi e capitoli scritti, modificati, cancellati e poi riscritti. Tale concetto è applicabile nei libri e in altri documenti (es.: la tesi universitaria). Può sembrare romantico, roba da romanzi, ma è necessario accettare l’idea che l’amministrazione è un libro complesso. Non lo dico per giustificare errori della sua amministrazione o al puro scopo di difenderla. Il mio pensiero si basa sull’esperienza amministrativa che c’è stata nell’ultimo decennio nel Comune in cui vivo: Cori. Cercando di essere il più sintetico possibile, credo sia utile riassumere quanto accaduto nella mia città nell’ultima decade. Nel 2007, dopo 8 anni passati tra amministrazioni di centrodestra e un commissariamento dovuto alla fine anticipata della seconda giunta Bianchi, Cori torna al centrosinistra. Il bilancio è in rosso, sputa sangue in ogni sua voce, il rischio di dissesto è fortissimo. Assumersi la responsabilità di dichiarare il fallimento dell’ente avrebbe comportato un immediato fallimento politico della nuova amministrazione, ma soprattutto condannato la comunità a vivere a lungo in una città con cantieri bloccati, scuole che necessitavano di ristrutturazioni, servizi culturali e sociali ridotti al minimo. Si decise quindi di intraprendere la strada del pagamento dei debiti, accompagnata, nei limiti del possibile, da provvedimenti per continuare a fare di Cori un paese adeguato ai tempi. Per i primi tre anni, però, questo cambio di passo fu quasi impercettibile. Ma il centrosinistra si sarebbe riconfermato nel 2012 e nel 2017, riuscendo a ridisegnare le sorti della città, che oggi può vantare una nuova scuola media, impianti scolastici recuperati, un Condominio dell’Arte, una Biblioteca, una Sala – lettura e molto altro. Tutto ciò non è stato fatto dall’oggi al domani, ma è stato il frutto di anni, di cui la prima parte caratterizzata da uno studio delle carte, mentre la seconda è stata una fase più operativa e di concretizzazione dei risultati.
Quanto scritto è per dire, Signor Sindaco, a chi critica e pretende, che non è sufficiente un anno per giudicare un’amministrazione. Piaccia o no, decenni di malagestione non si recuperano con uno schiocco di dita o con la bacchetta magica. Ci vuole il tempo necessario, quantificabile (forse) in decenni. Ben venga la dialettica tra cittadini e amministrazione a colpi di lettere (meglio se non anonime) e articoli, ma occhio a pretendere la luna. Latina si sta svegliando ora da un sonno lungo decadi, dove il dibattito politico sta cominciando a maturare, ma la strada è ancora lunga. Non si può, infatti, fare una caciara assordante sull’intitolazione di un parco a Falcone e Borsellino, in nome di una identità già devastata da altri scempi, per poi votare all’unanimità strade intitolate a Peppino Impastato e Sandro Pertini. Davanti a certi argomenti, il secondo comportamento dovrebbe essere l’unico riconosciuto da parte delle forze politiche. Non ci si può scandalizzare ora delle condizioni degli impianti sportivi di Latina, dopo anni ai vertici nazionali di alcune squadre cittadine (vedasi il Volley, ove il Latina ha saputo raggiungere anche due finali europee). Non ci si può lamentare delle condizioni delle scuole e chiedere ai nuovi amministratori di risolvere il tutto ora e subito.
Piaccia o no, Signor Sindaco, devo dire a chi critica e pretende che il tempo dei lamenti è finito, che ora comincia quello della pazienza per risollevare la città.
Agli occhi di un osservatore esterno, Latina si presenta come una città mancata, che doveva avere le terme e un aeroporto, che voleva essere protagonista di un progetto olimpico e ospitare l’Agenzia Europea del Farmaco. Di tutto ciò, sono rimasti soldi buttati al vento, rammarichi e risate da parte delle opposizioni. In compenso, Latina è città della discarica di Borgo Montello e ospiterà il deposito temporaneo di scorie nucleari.
A chi pretende, signor Sindaco, andrebbe risposto che ogni città si fonda su un patto tra cittadini e istituzioni. Se tale patto, a lungo rinnovato con più o meno gli stessi attori non è piaciuto e ha prodotto soprattutto risultati negativi, adesso non resta altro che prenderne atto, rimboccarsi le maniche e attendere i risultati.
Non c’è alternativa. Il libro, se deve essere scritto da zero, ha bisogno dei suoi tempi.
Buon lavoro e cordiali saluti.

Cioeta Angelo