GIUSTIZIA: CHE SIA DAVVERO #lavoltabuona?

giustiziaIl settore delle toghe è stato tra quelli che più di tutti, nell’ultimo ventennio, ha fatto chiacchierare di sé. Il tutto comincia con la (mancata) rivoluzione che Tangentopoli aveva innescato, per poi passare all’elezione (1994) a Presidente del Consiglio di Silvio Berlusconi, sancendo l’inizio di una lunghissima serie di leggi ad hoc, a destra come a sinistra. Senza poi dimenticare le tantissime parole spese (fatti ovviamente 0) sulla lentezza della macchina giudiziaria, con processi spesso destinati alla prescrizione. E poi le carceri e tanto, tanto altro.

Eppure, nel 2014 una inversione di tendenza, seppur ancora molto timida, sembra registrarsi. Precisamente, cominciamo ad avere qualche segnale positivo nel momento in cui Matteo Renzi riceve la fiducia a Presidente del Consiglio:

  • diventa legge la proposta avanzata da Libera, esperti del settore e, in generale, da molti esponenti della società civile riguardante il voto di scambio politico – mafioso (http://www.deputatipd.it/Documents/Documents/33_Nuovo_416ter.pdf ). E’ da rilevare che non pochi sono stati i commenti positivi da parte dei promotori. Soprattutto, è da evidenziare la piena soddisfazione di Raffaele Cantone, attuale Presidente dell’ «autorità nazionale anticorruzione»;

  • Raffaele Cantone viene nominato Presidente dell’ «Autorità Nazionale Anticorruzione». Persona rispettabilissima, ha più volte evidenziato la disponibilità del governo ad imprimere miglioramenti nel funzionamento dell’apparato giudiziario. Da poco, è stato incaricato di occuparsi degli scandali riguardanti l’ «EXPO’».

Insomma, rispetto al passato ci sono dei segnali incoraggianti. La nuova dirigenza del Partito Democratico sembra andare ad una velocità doppia rispetto alla precedente, spesso farraginosa e timorosa.

Proviamo ad accennare i motivi di tutto ciò: Matteo Renzi potrà essere antipatico, spocchioso, bello, brutto, simpatico etc., ma una cosa va ammessa: è un politico furbo, forse anche più di Silvio Berlusconi. La maggioranza attuale si regge su una certezza: NcD e SC (o quel che ne resta) non possono permettersi il lusso di staccare la spina in qualsiasi momento. Basta guardare il loro consenso elettorale, tale da eliminarli dal Parlamento. Inoltre, la scissione interna al gruppo M5S al Senato permette di guardare con una certa attenzione ad una maggioranza alternativa. Dunque, in pillole: il PD di Matteo Renzi può permettersi (ma senza tirare troppo la corda) di fare la voce grossa in determinati ambiti.

Certo, restano i dubbi riguardo tutto il resto. In primis la riforma costituzionale del Senato e la legge elettorale approvata alla Camera. Non possiamo che aspettare.

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