Il candidato sindaco Cristina Ricci incontra i giovani

Riporto un interessantissimo articolo, frutto di una persona che conosco da una vita, non tesserato in alcun partito ma che, in questo caso, ci apre gli occhi.

 

Oggi(19 aprile, ndr) alle ore 18 si è tenuto a Cori presso l’oratorio SS. Pietro e Paolo un incontro tra il candidato sindaco Cristina Ricci (presenti anche i candidati consiglieri comunali Quintilio Carpineti e Antonio Betti) e i giovani.

Su ogni sedia si trova un opuscolo contenente il famigerato programma della lista TERRITORIO COMUNE. In tre piccole pagine si sintetizza un articolato programma redatto “non in una domenica ma in un mese intero, scritto anche di notte, frutto di continue annotazioni da me prese dopo aver girato per il paese ed aver ascoltato numerose famiglie e i le loro problematiche”.

In primo luogo lo sforzo del candidato sindaco Cristina Ricci nel ribadire la sua non appartenenza a partiti politici, confermata dal fatto che nella sua lista “sono presenti candidati di destra, sinistra, cattolici praticanti e meno praticanti”.

Inizia poi una lunga esposizione delle problematiche più sentite dai cittadini di Cori e Giulianello. Un breve excursus sull’ efficienza dell’Amministrazione Pubblica: “bisogna che gli uffici comunali rendano un servizio più efficiente, che dal momento dell’apertura degli uffici stessi i dipendenti siano lì presenti, al loro posto”, frase questa che viene sopraffatta dai sussurri delle persone ivi presenti che criticavano aspramente il comportamento dei dipendenti degli uffici comunali “che vanno a fumarsi la sigaretta”, “che vanno al mercato a comprare la frutta o il pesce”.

Poi si arriva ad un punto focale del programma della lista TERRITORIO COMUNE: il problema del lavoro. Questa è ormai una tematica che colpisce l’Italia intera, Regioni e Comuni compresi, per cui sarebbe superfluo disquisire sui problemi che ormai da anni attanagliano le famiglie italiane. Il fatto è che bisognerebbe iniziare a parlare non più del problema in sé, ma dei modi per poter uscire dal problema. E il candidato sindaco Cristina Ricci elogia le potenzialità del paese (Cori e Giulianello) focalizzando l’attenzione sulla rinascita del centro storico; propone ad esempio l’apertura delle cantine del centro storico, ognuna adibita alla vendita di un determinato prodotto tipico locale (olio, vino, sottaceti, …). Aggiunge a questa proposta il fatto che i potenziali turisti potrebbero non trovare di domenica nessuna bottega aperta per riportare a casa qualche ricordo eno-gastronomico del paese (in tutto questo non c’è stato un accenno al centro storico di Giulianello). A questo segue la proposta di utilizzare i fondi europei a disposizione del nostro Comune, “perché sono fondi che ci spettano di diritto. Le tasse che noi paghiamo ci rientrano sotto forma di fondi che poi potranno essere utilizzati sulla base di adeguati progetti”.

Questa potrebbe è una delle strade che la lista afferente al candidato sindaco Ricci propone per una maggiore occupazione e un progressivo sviluppo del turismo nel nostro territorio. Sul turismo poi si snoda una lunga esposizione da parte del candidato sindaco adducendo numerosi esempi riguardo piccoli paesi dell’Umbria o del Trentino Alto Adige. Frequenti sono i riferimenti alla pulizia della città. “Perché il bello attira il bello. È molto più difficile gettare a terra rifiuti quando le strade sono pulite”.

Ma il cuore del programma è sicuramente sul fronte della sicurezza e la lotta alla droga. Più volte il candidato sindaco Cristina Ricci (a Giulianello, nel comizio tenuto in un angolo di strada in mezzo al traffico e a Cori, in piazza affiancata dal suo “braccio destro”, nonché Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini) ha sottolineato il fatto che “chi vive in condizioni disagiate è più propenso a compiere atti incivili e quindi a creare disagi sociali”, con particolare riferimento ai furti e agli scassi avvenuti nel Comune che spingono i cittadini a “barricarsi dentro casa con il lucchetto”. L’obiettivo della loro politica è quello di intensificare la sicurezza attraverso un potenziamento del servizio delle forze dell’ordine e dei sistemi tecnologici a loro disposizione, con l’apparente pretesto di risolvere la “questione sicurezza”. Particolare riferimento a tutti quei cittadini che affittano case agli stranieri tenendoli in condizioni pietose (“trenta persone che vivono in un’unica cantina”), dimenticando forse che le stesse persone affittano le stesse case (se così possono essere chiamate) anche a cittadini italiani a prezzi elevatissimi rispetto alla loro abitabilità generando una situazione simile.

Al che Le pongo una domanda.

 

Lei ha più volte ribadito il fatto che chi vive in condizioni sfavorevoli è più propenso a compiere atti incivili e quindi a creare disagi sociali. Sulla base di questo, considerando il fatto che ogni problema può essere analizzato dal punto di vista della CURA o della PREVENZIONE, non crede che invece di potenziare la cura e cioè l’intensificazione della sicurezza, attraverso imponenti investimenti, bisognerebbe incoraggiare la prevenzione, creando lavoro, occupazione e una maggiore integrazione?”

 

E’ quello che ho detto finora. Noi non vogliamo incentivare la discriminazione tra i cittadini italiani e la comunità straniera presente sul territorio, ma vogliamo poter vivere in un territorio sicuro in cui non ci si debba chiudere con il lucchetto per paura che possiamo venire derubati, in cui non sussista più la paura di uscire di casa di notte per via della delinquenza che può scaturire dal vivere in condizioni sfavorevoli, tanto dal punto di vista lavorativo che per quanto riguarda l’integrazione sociale della comunità straniera con la cittadinanza di Cori e Giulianello”.

 

N.B: Vista la risposta poco esaustiva, in cui quello che cercavo di dire era semplicemente che si potrebbe intervenire con serie politiche economiche di intervento finalizzate a creare maggiore occupazione e lavoro piuttosto che intensificare l’ordine e la disciplina, faccio notare al candidato sindaco che nella mia domanda non c’era alcun riferimento alla comunità straniera, che non ho fatto alcuna distinzione tra italiano o straniero, ma che ho semplicemente considerato chiunquevivesse in una condizione economica sfavorevole, il candidato sindaco Cristina Ricci si scusa adducendo, giustamente, che è stata lei nella sua risposta a citare la comunità straniera.

 

La presentazione del programma continua con l’imponente campagna antidroga che la lista TERRITORIO COMUNE vorrebbe attuare in vista della loro eventuale vittoria alle elezioni del 6-7 Maggio.

Il programma cita brevemente “lotta alla droga, mettendo in campo tutti gli strumenti preventivi utili ad allontanare tale pericolo”. Una frase poco esaustiva rispetto agli idilliaci progetti previsti dal candidato sindaco. Si parte dalle dichiarazioni ricevute dalle famiglie che “si dichiarano sorprese e al contempo impaurite dal fatto che i ragazzini di 14 anni già iniziano ad accostarsi alla droga e alle sostanze stupefacenti”. Quindi cosa fare? Non manca un appunto che il candidato sindaco ci tiene a puntualizzare, guardando anche, in cerca di sguardi di approvazione, due dei candidati consiglieri presenti all’incontro, e cioè che “Giulianello, ad esempio, mi dicono è un punto di distribuzione di droga”.

Sicuramente campagne di sensibilizzazione preventive sono previste nel programma della lista della candidata Ricci, che ci tiene a sottolineare che alcuni dei suoi le hanno fatto notare che inimicandosi le persone che fanno uso di sostanze stupefacenti essa potrebbe perdere moltissimi voti e di conseguenza anche le elezioni.

Non mi interessa di perdere voti se il valore in cui credo è giusto. Non sono io a dovermi sentire in difficoltà nei confronti di queste persone, ma sono proprio loro a doversi sentire in difficoltà e in imbarazzo”.

Su questo punto si potrebbe discutere molto a lungo, se dovessimo cercare le ragioni che spingono le persone a fare uso di droghe. Soprattutto quando ci sono persone che giustificano il fatto dicendo che “non ho altro da fare e allora mi faccio uno spinello” (affermazione di un ragazzo di Cori presente all’incontro).

Nel lungo discorso tenuto dal candidato sindaco Cristina Ricci (durato fino alle 20 inoltrate), si parla non solo di rivalorizzazione del centro storico (di Cori ovviamente, a Giulianello non si fa alcun riferimento per il centro storico), soprattutto di quello di Cori Valle “abbandonato e desolato rispetto al Monte”, ma anche di commercio (il sistema delle botteghe mono-prodotto sopracitato ), di turismo (con particolare riferimento al turismo religioso, “per le persone che vanno a visitare la residenza del Papa a Castel Gandolfo, che dormono non lì, ma nelle vicinanze, […], Marino ad esempio non ha nulla in più rispetto a Cori, sono centri che vivono solo di turismo, si pensi a Sermoneta, […] vivono di turismo organizzato, e la nostra intenzione è proprio quella di creare questa tipologia di turismo, basta parlare con i tour operator e inserire Cori all’interno di questi percorsi”) e di Lago di Giulianello.

Con il riferimento al turismo religioso probabilmente sfugge l’importanza del lago di Giulianello per i pellegrini della Via Francigena del Sud (risorsa quindi non solo naturale ma anche religiosa). Per quanto riguarda il Monumento Naturale Lago di Giulianello, il candidato sindaco ci tiene a sottolineare che “per la maggior parte quel territorio è più di Artena che di Cori” e che sono previste numerosi progetti di intervento da parte della sua Giunta (qualora vincesse le elezioni); fra questi, quello della rivalorizzazione del lago dal punto di vista turistico, ripristinando la strada di accesso al Lago “perché il giorno di Pasquetta mia figlia è dovuta scendere e farsi portare da un Suv e poi per l’ultimo tratto è dovuta andare a piedi, perché la strada era tutta disastrata”,“creando parcheggi idonei” per incentivare il turismo che le visite al lago potrebbero portare. “Ci sono paesi in cui il parcheggio si paga in questi luoghi, e spesso si pagano anche dei biglietti di ingresso per poter visitare luoghi naturali come questo” e poi ci tiene a precisare “non che io voglia far pagare i parcheggi al Lago”“Ad esempio sarei favorevole alla costruzione di un chiosco in legno che non deturperebbe l’ambiente circostante, con apposito cesto dei rifiuti”. E allora giù con il racconto della splendida Pasquetta al Lago con tanto di regalo di colombe pasquali “dove son intervenute molte persone, giovani e meno giovani, donne e bambini, mamme e nonne”. E ancora con i riferimenti al candidato consigliere Umberto Proietti che ha “ripulito il Lago facendo buste piene di rifiuti, che dopo numerosi sollecitamenti al Comune per prelevarli, sono rimasti lì fino a Pasquetta”.

E quando si tocca il Lago, mi viene spontaneo chiedere al candidato sindaco cosa pensa del MAG (Movimento per l’Autonomia di Giulianello).

 

Lei sa che a Giulianello esiste un movimento, il MAG, costituito da molti giovani, che si batte intensamente per la salvaguardia e la tutela del Monumento Naturale Lago di Giulianello? Ecco, che tipo di rapporti intende instaurare con loro nel caso dovesse vincere le elezioni?”

 

Il MAG non mi ha mai contattata, non mi ha mai chiesto cosa io intendessi fare per il Lago di Giulianello. E poi non capisco il loro appoggio alla lista del sindaco uscente Tommaso Conti…”

 

Perché è stato l’unico sindaco che ha prestato almeno un minimo di attenzione ai problemi e ai disagi che il MAG ha sollevato…”

 

Comunque è un Movimento falsato anche per il semplice fatto che nel suo nome porta il termine AUTONOMIA, di cui io non sono promotrice,perché credo nella comunità di Cori e Giulianello. In particolar modo il Lago ci appartiene. E’ di tutti noi e dobbiamo rispettarlo in quanto risorsa comune al nostro territorio. Giulianello non deve essere solo un punto di passaggio per Roma…”

 

Risulta difficile crederlo quando il candidato nelle sue esemplificazioni di sviluppo turistico prevede che “da Cori, dopo aver visitato il centro storico, le nostre bellissime chiese, si possa approfittare anche del Lago di Giulianello e non solo magari collegandosi anche con Norma, Sermoneta, Ninfa…”

E dov’è il nostro centro storico? Dove sono i nostri vicoli? Dov’è la nostra Chiesa? E la tanto venerata statua del Bambinello (la cui copia si torva all’ Ara Coeli a Roma)? E le nostre trattorie? E le nostre botteghe? E la nostra piazza? Il nostro Castello? E tanto altro ancora che Giulianello potrebbe offrire…

Il candidato sindaco si batte demagogicamente per affermare l’importanza che Giulianello ha nel suo programma ma poi nei fatti viene dimenticato anche dai suoi esempi, figuriamoci poi nei fatti.

Si parla confusamente di quanto la loro lista sia apolitica, ma fatta e “sostenuta da persone comuni”, di quanto sia fondamentale per loro la linea dello sviluppo e della crescita del Paese, quando poi non si fa altro che criticare quanto fatto dalla precedente Giunta, criticando un marciapiede rotto, o l’erbaccia che cresce intorno ad un giardino pubblico, o un lampione spento, quando poi tutti i seri problemi (lavoro, crescita, sviluppo,…) passano in secondo piano. E perché? Perché la gente ha bisogno di quelle piccole cose che possano poi far dire “che brava questo sindaco! Ci ha aggiustato la strada, ci ha messo la luce davanti casa,…” ma poi fondamentalmente si resta fermi. Perché questo Paese ha bisogno di tornare a crescere, ad affermarsi, non nel mondo (come alcune visioni lasciano intendere) ma affermarsi sul territorio, sulla comunità. E sicuramente non si riparte lasciando un fuori un pezzo importante di questo territorio, e cioè Giulianello.

Il candidato sindaco Cristina Ricci ripete continuamente l’impegno che metterà nell’amministrare questo Comune, qualora dovesse risultare vincitrice alle elezioni comunali, impegnandosi a raggiungere gli obiettivi fissati nel suo programma “lungo quindici pagine e scritto in un mese”. Ma come poter credere ad una improvvisata lista, costituita in poco tempo, che si prefissa di raggiungere futili obiettivi e di attuare severe politiche di sicurezza tanto per accontentare la cittadinanza? Sarebbe come credere ad una Maria Antonietta che prometteva croissant ai cittadini – sudditi francesi, afflitti dalla monarchia assoluta. Noi non abbiamo bisogno di croissant, abbiamo bisogno di fatti, di orecchie disposte ad ascoltare (soprattutto la comunità di Giulianello), di mani pronte ad operare e a saper accogliere anche chi, per squallide ragioni di opportunità politiche, non si piega a questa lista.

Abbiamo bisogno di continuare un cammino intrapreso già cinque anni fa e sicuramente di migliorarlo e renderlo ancora più efficiente in tutte le sue sfumature.

Un grande uomo, un grande economista, Federico Caffè, disse che il riformista è consapevole del fatto di creare qualcosa che poi altri disfaranno. Noi non abbiamo bisogno di disfare quanto è stato già fatto, semmai di continuare i progetti intrapresi, di migliorarli e di farne altri. E ancora:“l’intellettuale non può e non deve avere certezza; la sua funzione è un’altra, è quella di seminare dubbi, sollevare domande, di stimolare l’immaginazione politica di chi deve decidere”.

Prima ancora di stimolare l’immaginazione di chi dovrà decidere, spetta a noi, in primis porci delle domande, trovare una soluzione ai nostri dubbi, dare una risposta ai nostri perché, aprendo gli occhi, svegliandoci dal “sonno dogmatico” del “va tutto bene finché non mi tocca”, del “fate pure le discariche purché non dietro casa mia (filosofia NIMBY). Perché bisogna ribellarsi, alle cose ingiuste, all’ anti-politica, alla politica delle amicizie, alla demagogia gratuita, ai croissant promessi e offerti ad un popolo ignorante, perché un popolo ignorante è più facile da gestire e da “comandare”, bisogna ribellarsi perché “ribellarsi è giusto” (lo dice Massimo Ottolenghi, un novantacinquenne che lancia un monito alle nuove generazioni), perché i giovani non sono il futuro ma sono il presente, perché noi giovani di oggi, un domani saremo vecchi e faremo le cose per i giovani (diremo) e continueremo così restando praticamente fermi, immobili, trascinandoci dietro una politica malata e un debito pubblico spaventoso e tutte le tragiche conseguenze che da questo deriverebbero. Il momento è questo. E’ adesso che le cose si devono cambiare. E se non si riparte dai piccoli centri, dai Comuni, le istituzioni più vicine ai cittadini, sarà difficile poi cambiare l’Italia.

 

(Scusate la lunghezza)

 

Gianmarco Mattoccia