IL PARTITO DEMOCRATICO DEVE RIPARTIRE

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(Parte 1: errori “evitabili” )

In un momento come questo, fare un’analisi interna al Partito Democratico può sembrare u gesto di irresponsabilità: c’è incertezza governativa, la crisi economica continua a mietere danni… Ma, quella che sembrava – 24 ore prima delle elezioni – una vittoria scontata, si è trasformata in una emorragia di voti ed in un boom del M5S (25% di consensi ) che ha portato ad una situazione di instabilità che non si sa fino a quando durerà.

Per comprendere meglio, paragoniamo i risultati del PD nelle ultime due tornate elettorali politiche:

  • ELEZIONI POLITICHE 2008: Veltroni raggiunge il 34 %;
  • ELEZIONI POLITICHE 2013: Bersani si ferma al 25.4 %.

    Quasi 9 punti percentuali persi, nonostante:

  1. la fine (tra i fischi) del governo Berlusconi ;
  2. il sostegno vittorioso ai referendum del 12 – 13 giugno 2011;
  3. l’ «ondata arancione »delle amministrative 2011;
  4. una situazione economica che in qualsiasi altro Paese avrebbe facilmente portato al governo l’opposizione.

Che cosa è successo allora? Semplicemente il PD non ha saputo cogliere al volo l’occasione di rinnovamento che il popolo italiano chiedeva ormai da tempo. E gli errori non sono stati commessi solo nell’ultimo periodo.

In più frangenti il sottoscritto ha criticato l’azione del partito a guida Bersani:

  1. referendum del 12 – 13 giugno 2011: il sostegno arriva solo nella fase più accesa della campagna. Durante tutto il periodo della raccolta firme il partito non si è dimostrato favorevolissimo a battere la strada referendaria promossa da IdV e comitati vari;
  2. elezioni amministrative 2011: eccellente prestazione a Milano con la vittoria di Pisapia. Ma in un’altra città, Napoli, si giocava (secondo me) una partita molto più grande ed importante per il futuro del Partito Democratico. Dopo un quindicennio a marca Bassolino – Iervolino, la città si presentava al mondo con un’immagine fortemente danneggiata dall’ « emergenza rifiuti » (senza poi contare l’ormai consueto problema della criminalità organizzata). In città si auspicava un clima di cambiamento, di forte rottura con il passato. Contemporaneamente però, c’era il rischio di consegnare la città ad un centrodestra che non trovava niente di meglio che candidare Gianni Lettieri . Bisognava sciogliere un quesito: andare da soli o sostenere Luigi De Magistris? Si è scelta la prima opzione, e si è portata avanti la candidatura del prefetto di Napoli Morcone. La scelta è stata un suicidio doppio: in un colpo solo il PD neanche supera lo scoglio del primo turno e brucia la candidatura di una persona di tutto rispetto ( a cui comunque va dato atto del coraggio di presentarsi in un momento di profonda confusione del partito, quando metterci la faccia è ancora più difficile). Fortunatamente, al ballottaggio si è evitata la consegna della città a Cosentino & co. ;
  3. elezioni amministrative 2012 a Palermo: è vero. Il candidato del centrosinistra Maurizio Ferrandelli era stato scelto con il metodo delle primarie. Ma che credibilità può avere un partito che decide di continuare sulla stessa strada nonostante sia stata avviata un’inchiesta su quelle elezioni che avevano incoronato Ferrandelli come candidato sindaco? Nessuna. E allora non può stupire se i palermitani hanno deciso di virare (per la quarta volta) su Leoluca Orlando, ricandidatosi dopo l’uscita dalla coalizione dell’IDV (appunto per l’inchiesta sulle primarie). Non dico di sostenere Orlando, ma perlomeno ripetere le primarie sarebbe stato l’ideale;
  4. boom del Movimento 5 Stelle: veramente non ci si era accorti dell’ascesa del movimento creato da Casaleggio e Grillo? Si pensava forse che i Vaffa – day fossero solo proteste di piazza prive di qualsiasi importanza? Eppure, fin dalla sua nascita, il Movimento 5 Stelle ha conosciuto una forte ascesa nei consensi: dai risicati risultati delle prime amministrative (2011), si è passati alle prime importanti affermazioni (Parma e Sicilia) che solo i più cocciuti avrebbero potuto affermare che si tratta di un becero populismo. Populismo? Probabilmente si. Ma nel suo interno si trattano anche tematiche come sviluppo sostenibile, riduzione dei privilegi ai politici (tematica che in crisi economica va per le maggiori tra i ceti meno abbienti) … Si, ci sono anche proposte come referendum sull’euro (impossibile da fare). Ma almeno le prime un centrosinistra che si ritiene progressista, non dovrebbe temere di discuterle;
  5. elezioni politiche 2013, alleanze: con l’Italia dei Valori no perchè Di Pietro è in preda ad una deriva grillina e populista; con Ingroia no più o meno per gli stessi motivi; con Beppe Grillo ovviamente no perchè è populismo. L’unica certezza era la seguente: se vinciamo bene governeremo da soli, altrimenti collaboreremo con il Centro di Monti. Bene, adesso stiamo chiedendo la fiducia a coloro che, secondo Bersani, esprimono « linguaggi fascisti ». inoltre, stiamo facendo quello che abbiamo sempre criticato a chi ci ha provato: dialogare con il Movimento 5 Stelle.

 

Ci sarebbero anche altri motivi, ma è meglio fermarsi qui. Quello che si evince da quanto scritto sopra è che il partito non ha saputo dare una linea ben precisa al proprio operato. Troppe volte siamo caduti in errori evitabili (si pensi a Palermo, ma anche Genova è un esempio eclatante). Inoltre, i «piani alti » hanno dimostrato una evidente lontananza dalla realtà sociale: come non rendersi conto dell’insoddisfazione sempre crescente verso i partiti, verso la politica in generale… ? Era così difficile dire no ai vitalizi, si ai tagli alla casta… ?

 

Ci vediamo per la seconda puntata: le primarie.