Il teorema “Boccia – Casini”

Segnatevi questo appuntamento sulla vostra agenda: mercoledì 27 novembre, ore 19:00. Perchè? Perchè da quel momento si effettuerà la fase finale della decadenza di Silvio Berlusconi da Senatore della Repubblica Italiana. Ci è voluto un po’ (troppo), ma finalmente siamo arrivati all’ultimo round di una delle vicende più vergognose della storia repubblicana. Eppure, il timore che tutto possa naufragare all’ultima azione, ben oltre il 90° minuto, non è scomparso. A «riaccendere» le speranze (almeno) di un rinvio, sono due esponenti di primo piano della politica italiana: Enrico Boccia (PD), ripetutamente sconfitto da Nichi Vendola per le elezioni regionali in Puglia, e Pierferdinando Casini, membro di un partito (UDC) ormai in deterioramento. Cosa hanno fatto questi due personaggi? Nulla di strano: il primo ha dichiarato che «in un Paese normale si sarebbe aspettata la delibera della Corte sull’interpretazione della legge Severino» (legge che già ha fatto saltare molte teste politiche, soprattutto a livello locale), il secondo ha deciso di presentare una pregiudiziale volta a rinviare il voto a dopo la sentenza della Cassazione sul ricalcolo dell’interdizione dai pubblici uffici. Vediamo di non cascare davanti a certe dichiarazioni (e azioni): in un Paese normale, un condannato per frode fiscale, oltre a finire in carcere, non dovrebbe sedere più in alcuna istituzione già dal primo minuto dopo la sentenza. Inoltre, aspettare la decisione della Cassazione è inutile. La Cassazione, in precedenza, non aveva stabilito l’illegittimità dell’interdizione, bensi aveva stabilito l’erroneità nel calcolarne gli anni assegnati. Inoltre, l’ultimo grado di giudizio esprime solo pareri riguardo la correttezza delle procedure processuali utilizzate nel primo grado e in Appello. E questo è già stato sancito.

 

E riguardo una eventuale «revisione» del processo? Il fatto che questi testimoni americani siano stati svelati nel medesimo periodo della decadenza, fa capire che, molto probabilmente, si tratta dell’ennesimo disperato tentativo di chi non intende rassegnarsi alla realtà dei fatti.

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