Al Segretario provinciale del Partito Democratico
della Provincia di Latina;
Al Segretario Comunale del Partito Democratico di Cori.
Giulianello, 12 giugno 2015
Carissime/i,
dopo una lunga e attenta riflessione, ho deciso di concludere anticipatamente il mandato da
coordinatore del Circolo del Partito Democratico di Giulianello. Si tratta di una scelta sofferta, non
affatto facile, figlia di uno studio accurato di quello che è stato il mandato in questi 19 mesi.
Quando decisi di proporre il mio nome per il nuovo coordinamento, ero consapevole che sarebbe
stata dura: il circolo veniva da un lungo periodo di vuoto riguardo l’attivismo politico, i rapporti con
i rappresentanti nelle istituzioni locali, il coinvolgimento della cittadinanza etc. Eppure, nel
contempo, si tratta del circolo che ha contribuito fortemente alla nascita dell’attuale maggioranza
nell’amministrazione comunale. Insomma, vedevo una sfida difficile ma non impossibile, che
sarebbe stato possibile vincere con il lavoro di tutti, nei limiti delle proprie possibilità. Gli inizi
sembravano promettere bene: rilanciare il sistema di comunicazione internet del PD, mediante una
nuova pagina Facebook, un sito internet che avrebbe dovuto svolgere la funzione di informazione
costante dell’attività partitica e dei consiglieri comunali eletti. Intanto, si provava a «riallacciare» il
rapporto partito – cittadinanza – amministrazione comunale. In pillole: il PD si prendeva il compito
di organizzare periodicamente incontri tra un esponente della maggioranza del consiglio comunale
ed i cittadini. Le cose sembravano iniziare a girare ad un certo ritmo. Inoltre, alle ovvie riunioni di
direttivo, almeno 3 o 4 volte al mese il circolo veniva aperto per degli incontri informali tra i
tesserati e coloro interessati ad entrare nella vita politica. Per un momento, vista la gran mole di
giovani che si era avvicinata, avevo cominciato a credere seriamente alla possibilità di creare una
giovanile del Partito Democratico. D’altronde, il crollo della partecipazione politica – molto spesso
limitata al voto elettorale – è un fattore che ho sempre sostenuto, su cui ho cercato di improntare il
lavoro del direttivo, ritenendo necessario ridare entusiasmo alle persone, renderle consapevoli che
ogni minuto impiegato per esprimere un’idea, un ideale, un pensiero… cercandolo di renderlo
concreto, è un minuto investito non solo per se stessi, ma per la collettività e le future generazioni.
D’altronde, se durante il secondo conflitto mondiale, qualche matto non si fosse preso la briga di
rischiare la propria vita contro il nazifascismo, oggi staremmo sotto un Reich tedesco o un Impero
fascista fantoccio, con tanto di campi di concentramento come principale motore della nostra
economia.
A fatica, come un bambino ai primi passi su due piedi – e non a gattoni – il nostro lavoro sembrava
produrre qualche buon frutto. Forse, il momento più alto lo abbiamo raggiunto con la raccolta firme
per stimolare un lavoro legislativo in Parlamento riguardo dieci tematiche importanti:
legalizzazione delle droghe leggere, testamento biologico, cittadinanza e diritto di voto agli
stranieri, matrimonio egualitario, tassa su carbone e rendite finanziarie, voto a lavoratori e studenti
fuori sede, accesso alla rete come diritto del cittadino, consumo di suolo, statuto delle attività
professionali, no al parasubordinato e si alla formazione continua. Una giornata bellissima sotto il
freddo di novembre, mattina e pomeriggio, a parlare con le persone, a dimostrare che il circolo non
aveva paura di mettere la propria faccia sul territorio.
Intanto, si cercava di contrastare l’emorragia di forze umane ( il circolo è crollato sotto le 10 tessere)
scrivendo appelli indirizzati soprattutto a chi il partito lo aveva vissuto a lungo, consapevoli che il
dialogo tra generazioni non deve mai mancare. Le speranze riposte in ciò, ovviamente, sono state
vane.
Poi eccoci qui: dopo tanto resistere, non sono riuscito ad evitare di girarmi, guardarmi alle spalle e
vedere il percorso fatto. Di tanto lavoro, non è rimasto nulla: la partecipazione politica non è affatto
aumentata. Anzi, forse siamo caduti in una dimensione pericolosa: quella della paura di esprimere
una idea politica, una vicinanza ad un certo partito; il timore di sentirsi etichettati in un certo modo
Non mi stupisco, è il frutto del vento dell’antipolitica, i cui semi hanno gettato tra le persone la
convinzione che tutta la politica è uno schifo, che i politici sono tutti delinquenti etc. Un circolo che
si rispetti: deve parlare 365 giorni all’anno con i cittadini (e non solo in periodo elettorale); deve
essere un sostegno alla propria maggioranza di governo per tutto il mandato, senza timore di
evidenziare eventuali errori. Invece, si fatica a ricreare un rapporto di collaborazione con cittadini e
amministrazione, la pagina facebook e il sito internet possiamo dichiararli già obsoleti. Insomma, in
poche parole: un circolo che funziona viene aperto il più possibile, lavora etc.,ma tutto ciò si
realizza solo se dietro c’è un lavoro di squadra.
Sicuramente, il sottoscritto si prende la responsabilità degli errori compiuti come coordinatore, ma è
doveroso precisare che, se il Partito Democratico non è stato in grado di ripartire come si deve, le
colpe vanno redistribuite anche tra tutti coloro che hanno deciso di accettare un incarico il 2
novembre 2013, data del congresso locale. Per carità, non è successo nulla di drammatico: si è
partiti con degli obiettivi, ma con la consapevolezza che si poteva arrivare al traguardo oppure
ritirarsi prima. Ho notato, strada facendo, una sfiducia crescente tra i membri (molto probabilmente
soprattutto nei miei confronti) e quasi una rassegnazione. Si, qualche malumore era stato espresso,
ma non pensavo che potesse arrivare a tal punto da poter parlare di una arrendevolezza. Invece,
purtroppo, è così: nel circolo non ci crede veramente più nessuno, e se vengono meno anche coloro
che hanno contribuito a fondarlo, a farlo crescere e vincere, allora è doveroso prendere atto di ciò e
gettare la spugna.
A tutto ciò, aggiungo anche i dubbi sempre più forti maturati verso l’attività del Partito Democratico
nei piani superiori, specie nazionali. Quando una organizzazione politica è maggioranza nel
governo nazionale, imbocca una via piena di ostacoli e facilmente soggetta a critiche, chi lavora nei
circoli deve essere convinto di ciò e fare di tutto per promuoverla. Viceversa, se cominciano a
sorgere forti dubbi, il lavoro sul territorio rallenta, si ferma e diventa controproducente. Negli ultimi
mesi soprattutto, il sottoscritto spesso si è ritrovato in contrasto con molte scelte “contrarie” a quel
Partito Democratico che in realtà si intendeva costruire. Ti ritrovi in una situazione ove, in pubblico,
indossi una maschera e affermi posizioni completamente opposte – a quello che invece pensi
veramente – solo per responsabilità di partito. Bisogna essere bravi a fare ciò, a saper recitare, cosa
che non è mai stata nelle mie corde.
Il Partito Democratico non è più promozione di idee e valori, ma è pura tattica: allearsi con
chiunque – destra, centro, sinistra -, l’importante è vincere le elezioni e governare (e poco importa
se i nuovi amici sono i vecchi nemici che hai sempre combattuto); poco importa se il partito è
spaccato, tanto ci sono i numeri provenienti dall’opposizione che permetteranno di approvare la
legge (e tanti saluti all’idea di partito come comunità democratica, volta a raggiungere una sintesi
delle diverse posizioni); poco importa che entrano a far parte del PD persone che nulla c’entrano, da
sempre intente a soddisfare i propri interessi personali salendo sul carro dei vincitori etc. Mettere
una maschera su tutto ciò, continuare a far finta che nulla è cambiato, è pressochè impossibile.
Ma quello che mi dispiace veramente, con la fine di questa esperienza, è il prendere atto di una
orribile realtà. Ho 23 anni, quando dissi ad alcuni che ero stato eletto coordinatore di circolo
rimasero sorpresi: è difficile incontrare persone che, poco più che ventenni, ricoprono tale carica già
da quasi due anni. Nel direttivo siamo in tre ad essere nati – più o meno – nel medesimo periodo. La
speranza era che ciò avrebbe contribuito a riavvicinare molti coetanei alla politica attiva, addirittura
parlavo della sfida di una generazione. Ma il calice è amaro: rassegnazione, paura di prendere
posizione ed avvicinarsi ad un partito, nessuna volontà di comprendere che bisogna lavorare
quotidianamente per difendere diritti conquistati e per ottenerne di nuovi.
In conclusione, in tutto il Paese si inizi a riflettere su un fatto: ogni generazione è figlia di una
generazione precedente, da cui riceve onori e oneri. Dunque, se oggi la sfiducia è così alta, forse
conviene che chi ci ha immediatamente proceduto, si faccia qualche domanda e si dia delle risposte.
Contemporaneamente, chi oggi ha deciso di astenersi da qualsiasi presa di posizione, cominci a
ripensarci, se proprio ci tiene a costruire un domani migliore per sé e per tutti noi.
Dunque, concludo anticipatamente il mio mandato da coordinatore del Circolo del Partito Democratico di Giulianello di Cori. Inoltre, in virtù di quanto accennato – specie nella seconda parte del discorso – comunico di lasciare il Partito Democratico.
Cioeta Angelo