SI PUO’ USCIRE DALL’EURO? ISTRUZIONI PER L’USO

Uscire dall'euroE’ uno degli argomenti simbolo di questa campagna elettorale per le Europee. L’uscita dall’euro è un tema molto caro ai partiti definiti euro – scettici, che vedono nella nostra moneta e, più in generale, nel progetto europeo, l’inizio di tutti i nostri guai economici e sociali. Così, se vai in Italia trovi il Movimento 5 Stelle pronto a indire un referendum sulla «vita» dell’euro nel nostro Paese; se vai in Francia è una delle armi di persuasione principali del Front National etc. Uscendo poi dall’ambito prettamente politico, gli esperti del settore da tempo si scontrano tra loro sui vantaggi e svantaggi di tale eventualità: avremo maggiore potere d’acquisto, la lira sarebbe carta straccia… Insomma, tante e tante opinioni sta producendo la questione. Ma, in tutto ciò, noto che una parte fondamentale del discorso non viene evidenziata. Mi spiego: quali sono le procedure per uscire dalla moneta unica? In base a quali articoli, trattati e altre carte giuridiche è possibile realizzare ciò?

In questi giorni, ho provato a fare un mio personalissimo sondaggio. Sono andato sulle pagine facebook del M5S (il partito euroscettico più forte d’Italia), de «Il Fatto Quotidiano» (dove si concentrano molti commenti contro l’Europa) etc. chiedendo: come si fa ad uscire dall’euro? In base a quali articoli e trattati?Per qualche tempo ho lasciato perdere, aspettando che maturasse un certo numero di risposte e, il risultato è stato alquanto deludente: giudizi generici sulle politiche europee conditi da qualche insulto. Non mi sono dato per vinto, e ho rilanciato: Nessuno mi risponde? Riformulo la domanda: come si fa ad uscire dall’euro? In base a quali articoli e trattati?Di nuovo nulla. Ok, passiamo all’ultimissimo tentativo, quello dove si diventa «cattivi»:  il referendum sull’euro e’ una grandissima cavolata , dimostratemi il contrario. Alzando i toni ogni tanto si ottiene qualche risultato desiderato: se loro dicono che si può fare, allora si può fare; credo che si possa fare il referendum sull’euro… Insomma, risposte ipotetiche, che dimostrano il fatto che, anche chi propaganda l’idea di uscire non ci crede più di tanto (tra i vari commenti inoltre, non ho visto una sola persona che mi abbia elencato un qualche articolo giuridico volto a rafforzare la tesi). Il sondaggio ovviamente non è finito qui: sono andato su diversi siti internet scrivendo su «Google»uscire dall’euro; procedura per l’uscita dall’euro … ma il mio desiderio conoscitivo non è stato appagato. Ultimo tentativo: da «bravo studente di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali» (permettetemi questa satira tagliente) mi sono messo a rileggere i libri di diritto pubblico e diritto costituzionale comparato, nonché ho cominciato a leggere qualcosa di diritto internazionale (anche perchè ho un esame riguardo tale materia). A tutto ciò, aggiungiamoci storia contemporanea e un’attenta analisi dell’evoluzione delle istituzioni europee tramite i Trattati. Da questo momento in poi, troverete link per approfondire la questione.

Partiamo da qui:

Sia ben chiaro: la sintesi di tale excursus è volto ad evitare una eccessiva lunghezza del post. Ovviamente, chiunque è libero di approfondire (consiglio a tal proposito il seguente sito: http://ec.europa.eu/, sito archiviato ma ancora molto utile).

Tornando al tormentone si può o no uscire dall’euro, dal breve riassunto fatto ne deduciamo che:

  1. l’euro è figlio di un Trattato internazionale, firmato da capi di Stato e di Governo. Nel nostro ordinamento, per diventare legge, un trattato internazionale è soggetto ad una ratifica parlamentare;

  2. leggendo attentamente il testo del Trattato di Lisbona, si noterà che l’articolo 50 introduce una clausola di recesso dai Trattati. Cosa significa? Basta leggere qui: Clausola di recesso. In poche parole, se l’Italia volesse uscire dall’euro, il primo passo spetterebbe a un Matteo Renzi (Presidente del Consiglio) o a un Giorgio Napolitano (Presidente della Repubblica). Non solo, uscire dall’euro significherebbe uscire automaticamente dall’Unione Europea.

Notare: fino ad ora possibilità di uscire per via referendaria, o comunque tramite il Parlamento Europeo, non sono state evidenziate. Perchè? Proviamo a spiegarlo partendo dall’istituzione che andremo a rinnovare:

Parlamento Europeo > si prega di leggere qui: Parlamento Europeo. Noterete che non c’è alcun cenno alla possibilità di poter ridiscutere i Trattati, come propagandato da molti partiti euroscettici. E, purtroppo (per loro), l’euro è figlio di un Trattato. Inoltre, si parla di un rapporto Parlamento – Commissione Europea, mentre il destino della sovranità monetaria di un Paese membro è affidato ad un altro organo: il Consiglio Europeo! ( 1) lo avete letto nella clausola di recesso linkata poco prima; 2) se volete approfondire su tale istituzione: Consiglio Europeo).

Insomma, la strada per il referendum comincia a complicarsi. Soprattutto, si sta facendo largo una sola ipotesi: solo i massimi rappresentanti nazionali di uno Stato membro possono chiedere di recedere dai Trattati. Ma, forse, la questione inerente Italia – Euro SI / NO può ribaltare il tavolo.

Dunque, nella penisola sono soprattutto 2 i partiti che attaccano la valuta attuale: Lega & M5S. Come già detto, il secondo partito è il principale sponsor della via referendaria. Allora: se Lisbona non prevede tale ipotesi, almeno le leggi nazionali permettono di realizzarla? Già da qui la situazione si complica, in quanto l’ordinamento europeo nella scala gerarchica giuridica è al di sopra delle nostre leggi.

Partiamo dalla nostra legge fondamentale: la Costituzione. Specificamente, pubblichiamo qui sotto l’art.75:

E` indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum”.

Notare bene: «autorizzazione a ratificare trattati internazionali». In sintesi: mettiamo caso che io, Governo, riesca ad ottenere l’obiettivo di ridiscutere il trattato di Maastricht. Una volta portate a compimento le modifiche, i capi di Stato e di Governo lo firmano per dargli valore ufficiale. Ma, per entrare nel nostro ordinamento, il Parlamento dovrà approvare una legge di ratifica. Se però il partito euroscettico intende mantenere la promessa, dovrà prima passare per un referendum popolare. Piccolo particolare: la Corte Costituzionale lo casserebbe! Ma, in generale: oggi ci sono le condizioni istituzionali per realizzare tale obiettivo? Non mi pare.

Qualcuno però si rifà al referendum consultivo del 1989 per chiedere se approvare o meno un mandato costituente al Parlamento Europeo eletto nel medesimo anno. Ma, in questo caso, è stata necessaria una legge costituzionale ad hoc: quella del 3 aprile 1989, n. 2. Anche qui, diamo un’occhiata alla Costituzione:

art.138 > Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata , se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”.

Insomma, l’iniziativa partirebbe nuovamente dalle istituzioni nazionali e non europee (!). Inoltre, ma non è detto, un’azione del genere potrebbe risultare incostituzionale ai sensi dell’art.11: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».

In conclusione, chi proclama di uscire dall’euro mediante istituzioni europee o referendum, sta dicendo clamorose bugie volte solo a raccogliere un facile consenso tra le persone. Qualora non sia vero quanto detto dal sottoscritto, chiedo che mi vengano date risposte esaurienti, con tanto di articoli e trattati di riferimento (il mezzo migliore per confermare la veridicità di quanto dichiarato).

Scusate per la lunghezza

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2 Risposte a “SI PUO’ USCIRE DALL’EURO? ISTRUZIONI PER L’USO”

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