Vandalismo e videosorveglianza

Qualche tempo fa, in un mensile locale del Comune di Cori, «L’Acropoli», scrissi un articolo ove sostenevo che il “vandalismo è un cancro della nostra civiltà, un male figlio di una ridottissima minoranza” (per chi intendesse approfondire: http://issuu.com/ilgrido/docs/acropoli_luglio). Infatti, basta una sola persona per distruggere il risultato di un lavoro collettivo. Giulianello e Cori sono due paesi che non sono esenti da questo problema: negli ultimi anni la popolazione locale ha assistito a muri imbrattati da scritte razziste nei confronti degli immigrati, a panchine distrutte, cestini dell’immondizia danneggiati etc. C’è ora da chiedersi: come risolvere questo problema? In molti sostengono che la risposta migliore sia introdurre la videosorveglianza. L’idea in effetti non sarebbe male. Ma facciamo un breve ragionamento. Immaginiamo che l’amministrazione comunale decida di istituire un sistema di videosorveglianza: ciò significherà collocare videocamere lungo l’accesso della “Doganale” (devastata da pneumatici e mattoni), nel Parco “VerdeAzzurro” e in quello adiacente l’edificio della ex – stazione, lungo il Parco “Fratelli Cervi” (spesso oggetto di azioni di danneggiamento varie: danneggiamento del suolo, imbrattamento dei giochi per bambini etc.), in prossimità dei fossi (spesso trasformati in “discariche”) e di tante aree verdi del paese ove capita di imbattersi in pericoli come residui di amianto etc. In pillole: garantire un controllo del genere in quasi tutto il Comune porterebbe sì ad un maggior rispetto del bene collettivo ma contemporaneamente obbligherebbe l’amministrazione ad uno sforzo economico non indifferente. Se teniamo conto del sistema analogico, il più conveniente in ambito economico, l’acquisto di una sola telecamera è calcolato in poco meno di 150 euro. Supponiamo quindi di comprare un numero di telecamere adeguato per coprire l’intero Comune di Cori. Preciso: non sono completamente contrario alle telecamere, ma sono consapevole che in qualsiasi metro quadro di un paese può verificarsi un atto barbaro. Sareste d’accordo a vivere in un “grande fratello orwelliano” perenne?

Il problema riguarda l’intera penisola, e non solo una piccolissima parte di essa.

Per sconfiggere il vandalismo è necessaria una campagna di contrasto seria, che parta da tutti i livelli istituzionali ed entri nei luoghi dell’infanzia e della cultura, che faccia comprendere il valore ed il rispetto dei luoghi. Insomma cercare di rendere fatti le parole di Peppino Impastato:

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà […]. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore

(articolo pubblicato su “Lepini Magazine”, mese di ottobre 2013)

Angelo Cioeta

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