Lettera di un tesserato PD a Giuseppe Civati

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Come suo ammiratore, mi rivolgo a lei con un Caro Giuseppe Civati;

come cittadino, mi rivolgo a lei con un Onorevole Deputato della Repubblica Italiana.

Perchè non so quale forma accetti più dell’altra.

 

Quello che le sto per scrivere ormai è una storia che conosciamo tutti. Come tutti i militanti del Partito Democratico, anche io mi sono mosso in campagna elettorale per sostenere il progetto «Italia Bene Comune». Alla gente che mi chiedeva legittimamente «Perchè dovrei dare il mio voto al Partito Democratico?», io avallavo i seguenti motivi:

  • perchè siamo stati il Partito che ha fatto scegliere ai cittadini il candidato premier;
  • perchè siamo stati il Partito che ha fatto scegliere ai cittadini i candidati al Parlamento;
  • perchè siamo l’unico Partito in Italia che presenta una struttura composta da circoli e sezioni, indispensabile per mediare con il territorio;
  • perchè, a differenza del PDL, riconosciamo di aver sostenuto il Governo Monti, con tutti i vantaggi e svantaggi che ha portato all’Italia in primis, ed al partito in termini di consenso poi;
  • perchè era nostra intenzione dare vita ad un governo di cambiamento, lontano dalle sirene berlusconiane.

Bene, siamo così arrivati al giorno delle elezioni. Il 25 febbraio escono risultanti completamente diversi da quelli previsti fino al giorno precedente. Il PD è il primo partito per un pugno di voti, troppo pochi per poter avere un’ampia maggioranza sia alla Camera sia al Senato. Il M5S fa un boom oltre le ben più rosee aspettative, il PDL tiene ( i sondaggi lo davano per spacciato). Le elezioni più facili della storia (causa crisi economica, la fine dell’ultimo governo Berlusconi tra i fischi ecc.) non riusciamo a vincerle. Inizia il giro di polemiche (alcune delle quali condivido): Bersani troppo sicuro di vincere, una campagna elettorale sottotono (emblematico è il caso di Piazza S.Giovanni a Roma, una roccaforte della sinistra lasciata al M5S) ecc.

Però Bersani aveva continuato ad affermare con forza la necessità di un governo di cambiamento. E così, ho ammirato la sua forza di volontà nel cercare assiduamente un punto di dialogo con il M5S, proponendo di dare vita ad una collaborazione che di fatto metteva il PDL all’angolo e Berlusconi fuori dai giochi. Nonostante i tanti NO, le umiliazioni provenienti dal duo Crimi – Lombardi, il PD stava dimostrando in tutti i modi di voler cambiare le cose. E questo mi rendeva ancora più orgoglioso di averlo votato e sostenuto, mentre, chi aveva appoggiato Grillo cominciava a sentire qualche mal di pancia (d’altronde, ti posso votare per farti dire sempre e solo NO e, contemporaneamente, permetterti di guadagnare qualche migliaia di euro al mese di stipendio?).

Addirittura, il PD si mostrava compatto nel votare Laura Boldrini alla Presidenza della Camera, e Pietro Grasso alla Presidenza del Senato. Mentre, «il nuovo» si spaccava su chi scegliere tra il procuratore nazionale antimafia e Schifani.

Si arriva poi alla vergogna: la votazione per il nuovo Presidente della Repubblica. I giochi sembrano (quasi) fatti, anche perchè la coalizione di centrosinistra ha una forte maggioranza alla Camera. Alla peggio, il nuovo «inquilino» del Quirinale uscirà a partire dalla terza votazione, quando basterà la maggioranza assoluta. Intanto, il M5S lasciava scegliere il suo candidato alla base, tramite consultazioni online. Escono nell’ordine: Milena Gabanelli, Gino Strada e Stefano Rodotà. I primi due rifiutano, il terzo accetta. Il M5S propone alla Presidenza della Repubblica una persona di sinistra e con un curriculum di tutto rispetto (http://elnuevodia.altervista.org/chi-e-stefano-rodota/ ). Insomma, al PD viene proposto il cambiamento su un piatto d’argento. Si è vicini ad una svolta storica: i grillini sono pronti ad andare contro quella non collaborazione a tutti i costi che avevano sventolato fino ad allora. E noi cosa facciamo? Proponiamo un nome che «ricerchi il più largo consenso possibile in Parlamento». In poche parole: Franco Marini, nome apprezzato anche da buona parte del centrodestra. Ma non dal M5S. Ma come? 2 mesi a cercare di trovare un punto d’incontro con il movimento, e ora facciamo il nome di una persona (perbene, per carità) sostenuta anche da Berlusconi? Ma è da pazzi! Significherebbe la morte del PD, dell’alleanza «Italia Bene Comune». Le prime votazioni le seguo con la tensione: spero che non si raggiunga la maggioranza dei due terzi. E così accade alle prime due votazioni. Dopo due tentativi andati a vuoto, si spera che si viri su Rodotà (almeno il sottoscritto così sperava). Manco per sogno. Però, il nome che viene fatto non piace assolutamente al centrodestra, e può stuzzicare i grillini: è’ Romano Prodi. Ma Grillo riafferma l’intenzione di votare sempre e solo Rodotà. Secondo i calcoli, l’ex premier e fondatore dell’Ulivo, non dovrebbe farcela per pochi voti. Ma accade l’imprevisto: 101 franchi tiratori all’interno del nostro Partito non votano Prodi, ridimensionando ulteriormente il risultato e costringendo poco dopo Bersani alle dimissioni. Eppure, la candidatura al Quirinale era stata approvata dal partito all’unanimità, con tanto di applausi. Ad oggi, ancora non è dato sapere chi ha tradito.

Intanto, fin dalla prima votazione si era generato dalla base un forte sostegno a Stefano Rodotà. La stragrande maggioranza dei militanti del PD gridava a gran voce: «Votate Rodotà!». Si occupano i circoli, si firmano appelli su internet. Insomma, basterebbe scrivere quel nome per creare un legame indissolubile tra la base e i piani alti del partito. Inoltre, non si capisce il motivo per cui non si converga su quel nome. Le pressioni dal basso rimarranno inascoltate; alla fine uscirà di nuovo il nome di Giorgio Napolitano, che prende 738 voti su 997 votanti dei 1007 aventi diritto. A Rodotà non bastano i voti di SEL e M5S.

E’ l’inizio del governo di larghe intese.

 

Quanto successo in questo periodo ha sancito quasi sicuramente la rottura con la base democratica. Certamente è finita l’alleanza con Vendola. Caro (e onorevole) Civati, io spesso ho criticato la gestione Bersani all’interno del partito. Ma, pensavo che, alla fine del 2012, il Partito avesse ormai imparato dai suoi errori, e avesse quindi raggiunto la maturità adatta per poter andare a governare. Certo, qualche imperfezione ancora c’era (i sedicenni che non hanno potuto votare alle Primarie, le deroghe concesse ad alcuni esponenti ecc.), ma si sarebbe potuta colmare in futuro. Invece, la pessima gestione della campagna elettorale, la bella idea di provarci prima con il M5S per poi rinnegare il patto con gli elettori e dare vita ad un governo di larghe intese, mi ha fatto riportare alla mente un pensiero che credevo di avere rimosso: mi sono trovato di fronte la peggiore dirigenza politica che la sinistra italiana abbia mai avuto. Anche perchè, a loro ora vorrei chiedere di mettersi nei panni di noi comuni mortali, tesserati che nel tempo libero si spendono nell’attivismo politico. Immagini la mia faccia quando la gente mi fa domande del tipo: «Come avete fatto a non votare Rodotà?»; «Che cosa avete combinato? Ma non dicevate che non avreste fatto mai un governo con il nano?» ecc. Sono domande a cui dovrebbero rispondere (arrossendo di vergogna) quei parlamentari che hanno portato allo sfascio quanto realizzato fino ad ora.

Ora, lei ha dichiarato più volte che si candiderà alla segreteria del Partito Democratico. Sono felice di questa sua decisione. Vedo in lei l’ultima speranza di salvezza per il nostro partito. Nel caso fallisse lei, la sinistra italiana sarà costretta a ripartire da 0, dando vita ad un processo di ricostruzione destinato a durare anni e anni. Caro (e onorevole) Civati, la prego, rifaccia del PD un partito aperto ai giovani, che sappia tener conto di ciò che la base chiede, che permetta finalmente di chiudere la stagione dell’inciucio che ormai i cittadini non sopportano più. Soprattutto, che sappia cogliere al volo le occasioni di cambiamento.

 

Insomma, faccia in modo che il sottoscritto e tanti altri possano tornare a dire con orgoglio «Votate e sostenete PD!».

 

Con rispetto, la saluto e le

auguro un buon lavoro

Cioeta Angelo

2 Risposte a “Lettera di un tesserato PD a Giuseppe Civati”

  1. Caro Angelo pur condividendo gran parte della lettera a Pippo Civati,< mi permetto di segnalarti che il problema della sinsitra in italia, in questo contesto economico, in questa europa, in questo senario sociale, è la questione "S": l'assenza di socialismo, della parola socialista, cioè di quell'ideale ( anche ideologia, se vuoi) che possa rappresentare una valida risposta all'arroganza ( termine banale ma spero che renda l'idea) del capitalismo finanziario che ci ha ridotto in questa situazione. Finchè non ci sarà in Italia un Partito Democartico di ispirazione socialista non andremo da nessuna parte…Un caro saluto, Franz

  2. Ho letto con molto interesse la lettera, ma le chiedo è così sicuro che se il partito dirottava verso Rodotà, tutti lo a< avrebbero votato?? Io credo che una parte del PD, quella che oggi è rappresentata al governo, e che rappresenta il partito dei vescovi italiani, non avrebbe mai votato per Rodotà, un laico ferreo sostenitore della laicità dello stato. E non sono così sicuro che la sinistra, come la intendiamo noi, possa un domani, senza un' alleanza con il centro cattolico, prendere le redini del paese.

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